venerdì
04
luglio

Belle e Sebastien

di Nicolas Vanier — Francia, 2013, 98'
con Félix Bossuet, Tchéky Karyo, Margaux Châtelier, Dimitri Storoge, Medhi El Glaoui, Andreas Pietschmann, Urbain Cancelier

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Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel villaggio alpino del piccolo Sébastien, si scatena una caccia alla bestia misteriosa ritenuta responsabile delle stragi di pecore. Uomini armati di fucile, tra cui lo stesso César, che fa da nonno a Sébastien, sembrano non pensare ad altro che a volerla catturare e sopprimere. Ma il bambino ha conosciuto la bestia da vicino, sa che non ha ucciso lei le pecore e che si tratta solo di un dolcissimo Pastore dei Pirenei, in fuga da un padrone violento. Riuscirà il piccolo Sebastien a mettere in salvo la sua nuova amica, la gigantesca Belle? 

Più di una generazione ricorda vividamente la serie animata per la tv, le corse di Belle e Sebastien sui prati, il sapore francese, il mélo giapponese, la sigla che, una volta entrata in testa, non se ne andava più. Eppure non molti, con ogni probabilità, sentivano il bisogno di un nuovo film sull'argomento, temendo preventivamente l'ennesima operazione nostalgia. Nicolas Vanier ci fa ricredere tutti quanti, con quest'opera visivamente magnetica e narrativamente forte, che si prende molte libertà rispetto al racconto originale ma si riempie anche d'inedite implicazioni con la trasposizione della storia al tempo della seconda guerra mondiale. Sul picco di un'alta montagna, qualcuno spara a un cervo femmina che lascia orfano un cucciolo troppo piccolo per sopravvivere da solo; un vecchio lega allora una corda attorno a un bambino e, senza bisogno di parlare, lo cala nel vuoto, perché recuperi il cucciolo. In quest'incipit folgorante, che emoziona tanto quanto terrorizza, c'è la chiave più preziosa del film di Vanier, ovvero la comunanza tra uomo e animale, in un tempo e in un mondo in cui su entrambe le specie comanda la natura. Di questo passo, si arriverà all'altro capo del film, a riconoscere che le bestie non sono sempre tali, nemmeno tra gli uomini, e che spesso è solo questione di paura e pregiudizio. Nel mezzo, c'è un racconto semplice e importante, che procede con il passo avventuroso ma non affrettato che impone la traversata di una distesa di neve, affidato sapientemente alle immagini molto più che alle parole. La caccia al cane e l'occupazione nazista del villaggio francese, con la ricerca a fucili spianati di chi si arrischia ad aiutare il passaggio degli ebrei in Svizzera, si sovrappongono drammaticamente, a riprova dell'interesse del regista a costruire un film che illumini la natura dell'umanità così come l'umanità della natura. Ottimo esordio di Félix Bousset, di sette anni e mezzo, nel ruolo di Sébastien.

Marianna Cappi