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Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

di Felix Herngren — Svezia, 2014, 106'
con Robert Gustafsson, Iwar Wiklander, David Wiberg

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L’annoiato centenario Allan Karlsson scappa dalla casa di riposo in cui soggiorna verso una meta ignota, nella fuga recupera involontariamente una valigia piena di soldi ad un corriere della malavita senza conoscerne il contenuto. Giunto ad una prima destinazione incontra un contadino con il quale scopre il contenuto della valigia e da quel momento cerca di mettere a frutto il denaro, non comprendendo bene di essere al centro di una clamorosa caccia all'uomo da parte della mafia. Nel suo viaggiare Allan ricorda spezzoni della propria vita, dall'infanzia movimentata con la passione per le esplosioni, alla giovinezza come dinamitardo nella guerra civile spagnola, l'amicizia con Franco e poi il lavoro al progetto Manhattan, il servizio per Stalin, il controspionaggio e alla fine l'involontario ruolo nella caduta del muro di Berlino.

Dall'omonimo best seller di Jonas Jonasson il regista svedese Felix Herngren ha tratto un film con l'obiettivo di rispettarne l'umorismo e la chiave lunatica e spietata che ne aveva sancito il successo letterario. Il risultato non può non ricordare la matrice fondamentale d'ispirazione ovvero Forrest Gump, l'idiot savant che attraversa il novecento con ingenuità e in questa maniera si ritrova protagonista della storia. Alla parabola da Forrest Gump, la vita di Allan Karlsson aggiunge l'espediente che fa operare al film il salto da commedia a comico, cioè un impossibile ruolo attivo nel dare forma agli eventi più importanti. Non solo quindi l'idiota per la sua sincerità naive viene scambiato per furbo (era già l'idea di Oltre il giardino) ma influenza attivamente la storia occidentale (con una curiosa predilezione per le grandi dittature). Intorno al corpo comico molto noto in patria di Robert Gustafsson, invecchiato ad arte e poi giovane nei flashback, girano tutti gli altri personaggi ma senza stringere mai con lui relazioni significative. Come nel cinema comico puro Allan Karlsson è motore di gag e non di situazioni, non vive in un mondo che visto attraverso lo sguardo del film è esilarante ma crea situazioni divertenti in un mondo apparentemente grigio, porta il disordine dove dovrebbe altrimenti vigerebbe un rigido ordine (sia quello costituito che quello del crimine), trovando così l'umorismo.

Gabriella Nicola - mymovies.it