giovedì
14
maggio
20:45

Il respiro degli dei

di Jan Schmidt-Garre — Germania, 2011, 105'
con Bellur Krishnamachar Sundararaja Iyengar, Pattabhi Jois, T.K. Sribhashyam, Tirumalai Krishnamacharya, Jan Schmidt-Garre
proiezione in Inglese con sottotitoli in Italiano

guarda il trailer

Stando alla tradizione indiana le origini dello yoga sono da attribuirsi al dio Shiva, ma pochi sanno che in realtà a dare forma a questa disciplina, portandola al successo, è stato negli anni Trenta il saggio Tirumalai Krishnamacharya. Per raccontare questa storia sconosciuta ai più il regista Jan Schmidt-Garre intraprende un viaggio in India alla scoperta di questa disciplina.

Lo Yoga, uno dei fenomeni più interessanti della cultura indiana, nel corso dei secoli si è diversificato in numerose correnti e scuole. Agli inizi del Novecento è arrivato in Occidente è si è diffuso soprattutto nella sua espressione più fisica: l’hathayoga. La pratica corporea sottende la consapevolezza che la conoscenza di sé sia il bene più grande, che nel profondo giacciano potenzialità inesplorate e che si possano attingere livelli superiori di realizzazione tramite una fiduciosa dedicazione. La via dello Yoga non potenzia soltanto il benessere psico-fisico, ma induce ad una maggiore consapevolezza della responsabilità che ciascuno ha nei confronti degli altri e del mondo, contribuendo a costruire rapporti umani più sereni ed equilibrati. (M.Albanese)

Introduzione sulle origini ed evoluzione dello Yoga e dibattito a cura di Marilia Albanese in collaborazione con l'Associazione culturale Yoga Padma Niketan. 

Il respiro degli Dèi è un film-documentario che vuole essere un viaggio alla scoperta dello yoga moderno, come recita il sottotitolo italiano, lo yoga moderno, però, non è solo quello del Sud dell’India, nato intorno alla figura di Sri Tirumalai Krishnamacharya, fondatore della prima Yogashala (scuola di yoga) a Mysore negli anni '30, per volere del Maharaja. Ma, come Schmidt-Garre sottolinea, senza l’opera di divulgazione dello yoga compiuta da Krishnamacharya (studiò l’inglese per poter comunicare anche con gli occidentali che si recavano da lui per imparare lo yoga), forse neanche gli altri stili e tradizioni dello yoga sarebbero arrivati in Occidente. Il film è una personale tesi del regista e, dunque, va accettata. Perché, mettendo da parte tutte le proprie convinzioni, le proprie conoscenze e studi, visto che si sta parlando di una materia in cui neanche la datazione dei libri classici è una certezza, ci si può godere un film sincero e onesto che, senza fronzoli e finte rappresentazioni dell’India ci restituisce un’immagine viva dei guru più influenti del XX secolo.

Samuela Urbini - samuelaurbini.com