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Song' e Napule

di Marco Manetti e Antonio Manetti — Italia, 2013, 114'
con Alessandro Roja, Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Paolo Sassanelli, Carlo Buccirosso.

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Paco Stillo è un pianista disoccupato che la madre ha raccomandato al Questore Vitali. Inabile ma arruolato, Paco viene assegnato alla scrivania e al deposito giudiziario. Scoperti per caso la sua attitudine alla musica e il suo talento per il pianoforte, Paco passa in prima linea partecipando suo malgrado a una delicata operazione di polizia finalizzata a catturare Ciro Serracane, temibile e temuto killer della camorra. Saputo del recente matrimonio della figlia del boss di Somma Vesuviana, a cui Serracane presenzierà, il commissario Cammarota ordina all'agente Stillo di infiltrarsi nel gruppo musicale di Lollo Love, celebre cantante neomelodico napoletano, assoldato dal boss per allietare le nozze della robusta sposa. Abbigliato come un coatto e costretto a suonare l'inascoltabile, Paco affronterà con poco entusiasmo ma grande professionalità entrambi i ruoli. 

Vincitore di quattro Nastri d'Argento 2014: migliore commedia, miglior attore non protagonista, miglior colonna sonora e  migliore canzone originale

Ancora una volta lo spunto narrativo dei Manetti Bros è folgorante e prende corpo dall'esperienza dei propri attori. Alessandro Roja, Giampaolo Morelli, Paolo Sassanelli, Carlo Buccirosso e Peppe Servillo, installati nel cinema dei fratelli romani, ne incarnano l'essenza e la influenzano. Ma non si esauriscono nel cast i meriti di Song'e Napule, che umilia la camorra e ammira la polizia proprio come in un poliziottesco italiano degli anni Settanta. Del genere, che scalzò gli 'spaghetti western' e sbancò il botteghino condividendo la sala con la commediaccia erotica, Song'e Napule desume il commissario dal pugno di ferro, le figure caratteriali tipiche, la rappresentazione cupa degli ambienti criminali, l'esplosione improvvisa di una violenza cieca e sanguinaria, l'aspetto comico grottesco, l'accompagnamento musicale incalzante e l'immancabile inseguimento a bordo di un Alfa Romeo. 
Ammiccando al genere i fratelli romani finiscono per praticarlo e praticare le sue dinamiche con ironia, la stessa con cui frequentano da anni la dimensione parallela del cinema, quella di efficaci pellicole di serie B con cui hanno saputo convogliare gli umori e la paura del Paese. Aggiornando il poliziesco all'attuale condizione socio-culturale, i Manetti firmano una sceneggiatura esilarante che precipitano in una Napoli governata dalla malavita, refrattaria alla raccolta differenziata e soggiogata dal neomelodico e dal suo (in)credibile rappresentante, Lollo Love. A interpretare alla perfezione l'idea del personaggio e la soluzione stilistica che sta dietro al personaggio è Giampaolo Morelli, autore pure del soggetto. Soggetto che insieme ai poliziotti affranca e riabilita i cantanti neomelodici napoletani, smentendo l'idea che dietro a questa 'industria del trash' ci sia la camorra. Lollo, come Nino D'Angelo o Gigi D'Alessio, sogna Sanremo e la scena nazionale ma un imprenditore famelico, che ne amministra le prestazioni, lo costringe dentro i confini della città. A mancargli forse è la presentabilità e l'aspirazione che gli fornirà l'agente diplomato al conservatorio di Alessandro Roja. Perché la neomelodia napoletana nella commedia poliziesca dei Manetti è "cosa sacra e seria da salvar" e con cui salvare un poliziotto infiltrato dal 'cuoricino d'oro'. 
Esplorata senza (pre)giudizio, arrangiata dagli Avion Travel, eseguita a microfono da Morelli e sprofondata nella città del sole, che non smette di parlare di amore, qualche volta disperato qualche altra avverato, la canzone neomelodica contempla le lacrime e la realtà, abbandonandosi impudicamente alla nostalgia o al ricordo di un desiderio. Allo stesso modo il film dei Manetti recupera la flagranza del cinema artigianale, reclama un cinema della materia e divulga il genere, fregandosene delle griglie estetiche dominanti e approfondendo comportamenti collettivi (e localistici) che non ci pensano proprio a stare al loro posto, sognando una serata su Rai Uno. Concludendo, la polizia ringrazia e i neomelodici pure.

Nel thriller-commedia dei Manetti Bros la Napoli delle contraddizioni insolubili, ma anche delle intuizioni geniali, vive finalmente la sua resurrezione. Non è pizza e mandolini come un tempo, ma nemmeno (solo) Gomorra, pistole e degrado. In "Song è Napule", applauditissimo all'ultimo festival di Roma, lo speciale frullato partenopeo fatto di passioni carnali e meschinità quotidiane, violenza bruta e coraggio inatteso, amore e scaramanzia, grande bellezza e grande bruttezza, viene servito al meglio, sul piatto d’argento del ritmo e dell’originalità.