sabato
23
febbraio
14:30
domenica
24
febbraio
10:00 14:00

Il linguaggio cinematografico 2 - La geografia del cinema

Docente: Bruno Fornara

Il cinema ha più di 120 anni. Ha una storia, ha grandi personaggi, registi, film, movimenti, scuole, cinematografie, tecniche. Una qualche infarinatura di storia del cinema ce l'abbiamo. Noi, stavolta, invece di parlare di storia, parliamo di geografia. Guardiamo cioè al cinema non secondo la prospettiva che lo vede snodarsi lungo un secolo; guardiamo al cinema come a un luogo geografico, a più continenti i cui confini sono andati fissandosi lungo l'arco di un secolo. In questa cartina geografica, i continenti hanno ognuno un'idea di cinema, di messa in scena, ancora vive e produttive, non isolate dentro un passato lontano e chiuso. Il continente più esteso è quello del cinema della trasparenza che racconta ma nasconde il lavoro linguistico dietro il vetro di una messa in scena che c'è ma non si vede (o almeno: non la vede lo spettatore che non sa che c'è e non la sa vedere...). La messa in scena trasparente ci sembra semplice perché ci è troppo familiare. Passiamo su un altro continente. Qui la messa in scena si vede e come. Niente trasparenza. Al contrario, sottolineature, strutture a vista, applicazione aperta di un rigoroso principio ispiratore: che cioè il montaggio (non nascosto ma esibito), l'accostamento, lo scontro dei materiali (immagini e suoni) siano le chiavi di volta della messa in scena. Ci sono Ejzenštein e le sue 'attrazioni', poi saltiamo - senza falsi pudori - alle avanguardie storiche e giù fino a Godard e ad altri bei nomi che hanno creduto in un cinema che nascesse dalla frizione delle sue componenti, un cinema che non si nascondesse dietro il vetro della trasparenza ma che mostrasse se stesso, indicasse le proprie nervature e strutture portanti. Altro salto, altro continente, un'altra idea di cinema: quella che vede nella mobilità dell'occhio e nella continuità dello sguardo (nel piano sequenza) il modo più appropriato per creare un mondo. È il geniale Orson Welles ad aver trasformato il movimento della macchina da presa in una nuova maniera di guardare e ridescrivere il mondo. Dopo Welles, il piano sequenza e la profondità di campo si insediano saldamente nella geografia del cinema. Ophuls, Mizoguchi, tra i tanti, scoprono altre possibilità, danno nuovi sensi alla mobilità della macchina. E tutti i 'nuovi cinema' dagli anni Sessanta in poi faranno del movimento di macchina una propria bandiera. Arriva infine il continente dove la macchina da presa resta immobile, come agli inizi del cinema. Ed è questa fissità di sguardo ad aver accompagnato il cinema, fino ad oggi. Dalla fissità obbligata degli inizi si è passati alla scelta della fissità. Da Rossellini a Ozu fino a Oliveira, fino a Roy Andersson, tanti registi hanno portato ad altezze trascendentali la moralità del cinema.

Il corso è tenuto da Bruno Fornara, critico cinematografica di "Cineforum", docente di cinema alla Scuola Holden di Torino e selezionatore dei film per la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Il corso si terrà:

sabato 23 febbraio h 14.30-18.00;

domenica 24 febbraio h 10.00-13.00;

domenica 24 febbraio h 14.00-16.00.

Per partecipare, si richiede di inviare una email di pre-iscrizione all'indirizzo info@ilcinemadelcarbone.it

Costo iscrizione: 30 EURO + tessera associativa 2018-2019 | 20 EURO per gli studenti dell'Università di Mantova | Per gli studenti delle scuole medie superiori il corso è GRATUITO grazie al contributo del MIUR erogato attraverso il bando "Cinema per la scuola - Buone pratiche rassegne e festival".

E' possibile, accordandosi, partecipare a una sola lezione del corso.