mercoledì
19
febbraio
21:15

1934-1954: La seconda età del Jazz

È il 1934. La Lunga Marcia  della “Popular Music” lungo le strade non ancora asfaltate del Novecento, prosegue inarrestabile, nonostante il cupo monolitismo estetico-funzionale delle dittature europee.
Il suono del jazz accompagna la fragorosa irruzione degli Stati Uniti sul palcoscenico di un mondo già globalizzato da imperialismi, guerre e crisi finanziarie.
È lo swingante ed irresistibile assalto all’egemonia estetica europea, assalto che si concluderà vittoriosamente nel primo decennio del secondo dopoguerra, tra Liberazione e Guerra Fredda.
Il suono del Jazz sembra dappertutto: esce dai carri armati americani e dalle cantine esistenzialiste della Rive Gauche, pulsa nei ritmi della scrittura Beat e nelle sigle dei primi programmi televisivi. Per alcuni è il suono entusiasmante della libertà, per altri uno sgangherato inno di guerra barbarico che annuncia la fine della civiltà europea.
Più semplicemente, forse, è il linguaggio di popolo più ricco di implicazioni e potenzialità. Il più complesso, universale ed inclusivo che un’estetica nata dal basso sia mai stata in grado di produrre in così poco tempo.
Conduce Giorgio Signoretti. Ospiti virtuali: Charlie Parker, Django Reinhardt, Miles Davis e Billie Holiday/Louis Armstrong. Con suggestioni visivo-sonore da Pull my Daisy, Ascensore per il patibolo; Il vedovo; Il sorpasso, Appunti per un'Orestiade Africana.