Intelligenza artificiale, pregiudizi umani
la notizia del mese
con Elisabetta Tola
Si diffondono sempre più i sistemi automatici di analisi dei dati e riconoscimento facciale utili per diverse applicazioni: la sicurezza negli aeroporti, la prevenzione del crimine, la certezza dell'identità nelle operazioni bancarie e in molti altri contesti con una conseguente riduzione del rischio di errori e frodi. Ma è davvero così? Man mano che i sistemi di intelligenza artificiale entrano nelle procedure quotidiane, nascono sempre più domande sulla loro effettiva imparzialità, sicurezza e, perfino, sull'eticità di molte di queste applicazioni. Come spesso accade, non è la tecnologia in sé al centro del problema, ma gli usi e le applicazioni che se ne fanno. Ecco che il riconoscimento facciale, proposto come strumento utilissimo per identificare in modo univoco una persona ad esempio davanti a uno sportello bancario o in entrata a un aeroporto, diventa anche un fenomenale strumento di schedatura di massa in contesti poco democratici o del tutto totalitari. Anche andare al cinema o partecipare a una riunione di un circolo culturale diventa rischioso se il governo del tuo paese vuole esercitare un controllo assoluto sulla popolazione. Allo stesso tempo, se è un algoritmo a valutare la tua affidabilità quando chiedi un mutuo in banca o fai una domanda per un posto di lavoro, quell'algoritmo non è neutrale come sembra. È ormai ampiamente dimostrato che, al contrario, introduce nella propria valutazione gli stessi pregiudizi e considerazioni socio-culturali di chi quel sistema l'ha programmato e messo a punto. E via dicendo. Alcuni esperti la chiamano "società della sorveglianza", altri dibattono su come gestirla: regolamentazione, limitazione, divieti. Noi partiamo dal primo gradino: capirla e conoscerla è già molto importante. Perché il problema prima ancora che tecnologico, è culturale.
Giornalista e comunicatrice scientifica, Elisabetta Tola è fondatrice dell’agenzia di comunicazione scientifica Formicablu. Dal 2015 al 2017 ha collaborato con il Google News Lab come media training specialist per l’Italia. Insegna Data Journalism, Comunicazione Scientifica e Multimedia al Master in Comunicazione della Scienza alla Sissa di Trieste e in altre scuole di giornalismo. È una delle voci di Radio 3 Scienza. Nel 2013 ha fondato il sito Datajournalism.it.