A dragon arrives!
di Mani Haghighi — Iran, 2016, 107'
con Amir Jadidi, Homayoun Ghanizadeh, Ehsan Goudarzi, Kiana Tajammol, Ali Bagheri
proiezione in farsi con sottotitoli in italiano
22 gennaio 1965. Il giorno dopo un attentato che ha provocato l'uccisione del Primo Ministro iraniano una Chevrolet Impala di colore arancione attraversa un cimitero abbandonato in una zona desertica del Paese. L'ispettore di polizia Babak Hafizi è incaricato di indagare sull'apparente suicidio di un prigioniero esiliato nella zona. Sulle pareti del luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere si leggono scritte di diversa provenienza (frasi di derivazione letteraria e appunti diaristici). Assistito da un ingegnere del suono e da un geologo (nella zona si verificano terremoti quando qualcuno viene sepolto nel cimitero) Hafizi indaga ma è anche stato indagato?
Ci sono film che acquisiscono un loro specifico significato e valore non in quanto tali ma in quanto sensori di un mutamento della società che li esprime. È il caso di questo A Dragon Arrives! realizzato da Mani Haghighi che, dopo aver studiato filosofia in Canada nel 2003 decise di tornare in Iran diventando regista e attore (in questa veste ha partecipato alle riprese dell'interessantissimo About Elly di Asghar Farhadi).
Giancarlo Zappoli, mymovies.it
Haghighi non si è discostato dalle linee canoniche del cinema iraniano dal punto di vista del rispetto delle regole più cogenti ma ha dato al suo film un'impronta sia sul piano visivo che su quello della colonna sonora che rappresenta una svolta (che è da sperare sia seguita da altri registi). Ambientando il film in una zona dell'Iran che ricorda quella, altrettanto affascinante, scelta da Valerio Zurlini per situarvi la Fortezza Bastiani del suo Il deserto dei Tartari Haghighi si consente delle libertà stilistiche straordinarie muovendosi sempre sul non facile confine tra realismo e finzione dichiarata. Ci si trova così per la prima volta dinanzi a un film iraniano che mostra e dimostra che i vincoli narrativi si sono allentati e che un cinema nuovo è possibile anche nella terra degli ayatollah.