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Arrugas (Rughe)

di Ignacio Ferreras — Spagna, 2012, 80'

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Rughe parla dell’amicizia fra Emilio e Miguel, due anziani signori rinchiusi in un istituto di assistenza geriatrica. Il nuovo arrivato Emilio, a uno stadio iniziale di Alzheimer, viene aiutato da Miguel e dai suoi compagni per evitare che finisca al temutissimo ultimo piano dell’istituto, noto anche come il piano delle cause perse o il piano degli “assistiti”.

Tratto dal pluripremiato graphic novel di Paco Roca (in Italia distribuito da Tunué), Arrugas (trad. rughe) [1] rientra indubbiamente tra le pellicole più interessanti proposte dalla quattordicesima edizione del Future Film Festival di Bologna (il film è poi stato presentato nella rassegna romana CinemaSpagna). Il regista Ferreras ha optato per una coerenza artistica che riprende lo stesso stile grafico e la medesima sensibilità d’approccio dell’opera di Paco Roca, firmando uno dei titoli animati più importanti della stagione.
 
La storia di Emilio, ex direttore di banca e ora ricoverato presso un istituto geriatrico, è la storia di un uomo che deve fare i conti con il proprio passato e, soprattutto, con il futuro, che si fa sempre più evanescente, fondendo piani diversi di realtà. Il film è ambientato totalmente all’interno della struttura, che viene descritta come una sorta di microcosmo esistenziale, dove ci sono regole, abitudini, momenti di reale sconforto e altri di puro divertimento. Miguel è una sorta di “boss”, che spilla soldi ai degenti e, allo stesso tempo, accontenta come può i poveretti. Apparentemente cinico, Miguel si affeziona al compagno di stanza Emilio, condividendone l’arco discendente della malattia, che Emilio non vuole accettare. L’Alzheimer diventa così il nemico da combattere, per evitare di perdere quella dignità che distingue così nettamente il famigerato “piano di sopra” con quello in cui sono ricoverati i protagonisti. La malattia ha, in questo modo, due conseguenze narrative: da una parte spinge Miguel a una crescita personale che lo porta a comprendere il luogo in cui si trova e ad accettare il proprio stato di anziano, dall’altra mescola i vari piani di realtà, concedendo allo spettatore una panoramica nostalgica delle singole storie dei pazienti. Così c’è chi ricorda unicamente il momento in cui ha conquistato la donna che ama, oppure chi vive quotidianamente all’interno dell’Orient Express, pur trovandosi in un ospizio, o chi, come Emilio, ricorda i momenti felici passati con moglie e figlio, mentre questi svaniscono in una nebbia accecante.
 
Passato e presente si fondono, dando vita a sogni intrisi di realtà e malinconia che, nonostante l’argomento, non cedono mai al patetismo più becero. Ecco, forse è proprio in questo aspetto che risiede la grandezza di un film come Arrugas: dato l’argomento trattato, c’era il forte rischio che il film cadesse nella trappola del patetico, cui è connessa inevitabilmente quella della furberia. Invece, grazie a innesti ironici, sebbene in certi casi amari, il film risulta essere una grandiosa e minimalista fotografia del futuro, in cui il passato diventa una fuga inevitabile da un triste presente, fatto di attese e di false speranze. Arrugas diventa così un’opera che vive di sentimenti forti, condivisi perché veri e quotidiani, una pellicola che possiede una sensibilità e una potenza emozionale di enorme portata.

Andrea Fontana, cineclandestino.it