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Club Zero

di Jessica Hausner — Austria, 2023, 110'
con Mia Wasikowska, Sidse Babett Knudsen, Ksenia Devriendt, Luke Barker, Florence Baker, Samuel D Anderson, Gwen Currant

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Miss Novak insegna Alimentazione Consapevole in un collegio internazionale, spiegando agli studenti che mangiare meno è salutare. Ma gli altri insegnanti tardano ad accorgersi di ciò che sta realmente accadendo e quando i genitori distratti cominciano a realizzarlo, ecco che il Club Zero è già diventato una realtà.

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Il film viene proposto anche in versione originale sottotitolata in italiano, gli orari sono consultabili nella relativa scheda:
https://ilcinemadelcarbone.it/film/club-zero-vo
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Il cibo è il minore dei problemi. Perché sì, i quattro allievi modello di una scuola privata, protagonisti di Club Zero di Jessica Hausner, un problema con l’alimentazione ce l’hanno. Non sono a dieta, non contano le calorie: semplicemente non mangiano. Quel che era cominciato come un corso di “alimentazione consapevole” a scuola, tenuto dall’esperta Miss Novak (Mia Wasikowska), si è trasformato in qualcos’altro: mangiare bene, mangiare poco, fingere di mangiare, non mangiare affatto. Fino a sparire.

Una progressione disturbante, raccontata dalla regista austriaca, già allieva e assistente di Michael Haneke, con un distacco algido, che inquadra la vicenda in un non luogo asettico – appartamenti borghesi dalle simmetrie orientali – e un non tempo imprecisato. Una quotidianità distopica ai confini della realtà, scandita da una colonna sonora di percussioni e voci sciamaniche: cinico come una puntata di Black Mirror, la serie fantascientifica di Charlie Brooker, non fosse che lo spunto da cui nasce il film è – incredibilmente – una storia vera.

Il respirianesimo, la convinzione secondo la quale l’uomo sarebbe in grado di sopravvivere senza mangiare, nutrendosi di luce, è una credenza di derivazione orientale, rielaborata nel corso degli anni Novanta dalle frange “talebane” della New Age. Un credo antiscientifico, del tutto irrazionale, cui l’avvento di internet ha permesso di ristagnare nelle risacche del complottismo, facendo proseliti attraverso blog e gruppi privati, sedicenti dietologi e youtuber illuminati, fino a ramificarsi in ulteriori sottodiscipline (l’alimentazione pranica, ci avverte con serietà la signora Novak, è un’altra cosa: “meglio non fidarsi”). 

Ma il cibo, si diceva, è il minore dei problemi. 

L’elefante sul tavolo di Club Zero – amato e odiato a Cannes: tra i film più polarizzanti – è, come già accaduto nel cinema di Hausner, una questione di fede.

Non quella in dio, o nella chiesa: quella da vocabolario, “la credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione, o si fonda sull’autorità altrui più che su prove”. L’irrazionalità della fede come oppio del popolo teenager: esclusi dal mondo degli adulti, inascoltati nella battaglia identitaria della loro generazione – quella per l’ambiente – i ragazzi del film trovano nella setta respiriana uno strumento di consolazione e ribellione. [...]

Il rifiuto del cibo dunque, in nome di una presunta verità superiore, da difendere ciecamente sino al sacrificio finale: l’irrazionale come risposta al vuoto delle ideologie, all’immobilismo dei governi, alle frustrazioni di una generazione incapace di farsi ascoltare anche quando avrebbe ragione. 

Dio è morto. Le scie chimiche, ci avverte Hausner, stanno ancora molto bene.

Ilaria Ravarino, The Hollywood Reporter