mercoledì
17
luglio

Come un tuono

di Derek Cianfrance — USA, 2013, 140'
con Ryan Gosling, Bradley Cooper, Rose Byrne, Eva Mendes, Ray Liotta, Bruce Greenwood, Dane DeHaan, Ben Mendelsohn, Harris Yulin

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Luke è uno stuntman motociclista la cui vita viene sconvolta quando incontra la sua ex, Romina, e scopre di essere diventato padre. Luke decide di prendersi le sue responsabilità di genitore, ma per affrontare le difficoltà economiche a cui deve far fronte, inizia a rapinare banche. Questo lo porta a scontrarsi con Avery Cross, ex poliziotto pronto a tutto pur di incastrarlo.

Non ne sbaglia uno, Derek Cianfrance. E’ arrivato come un fulmine, e dal 1998 (Brother Tied), Blue Valentine (2010), questo è il suo terzo capolavoro. E’ tanto, è troppo, si rischia di fare indigestione visiva, ma non solo, al contrario, se li hai visti solo una volta i film di questo regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore.

Dopo averci lasciati con una storia di (non) amore con Blue Valentine, di lì riparte. Riportandoci sempre allo stesso punto di partenza. Questa volta attraverso un misterioso pilota di motociclette, Luke, che lascia lo spettacolo ambulante del Globo della morte, in cui si esibisce per sfrecciare a tutta velocità nelle strade secondarie di Schenectady, nello Stato di New York. Luke é alla ricerca disperata della sua ex ragazza, Romina, che da poco ha partorito di nascosto suo figlio. Nel tentativo di riuscire a provvedere alla sua nuova famiglia, Luke lascia il lavoro nei luna park e commette una serie di rapine in banca, aiutato anche dalle sue straordinarie capacità di pilota. Ma la posta in gioco si alza quando Luke si trova ad affrontare un ambizioso ufficiale di polizia, Avery Cross, deciso a fare carriera in un dipartimento di polizia in cui dilaga la corruzione. La storia arriverà a coprire un periodo di quindici anni, fino a quando i peccati commessi nel passato non cominceranno a minacciare la vita di due amici liceali, costretti ad affrontare una pesante eredità di violenze. L’unico rifugio allora sembrerà essere quello di un posto al di là del bosco di pini…

Al di là dei due sempre impeccabili attori, Ryan Goslin e Bradley Cooper, giustamente candidati all’Oscar, Come un tuono ha la bellezza di un cinema ben scritto, innanzitutto. Quanti sono i film molto simili a questo, che ricorda tantissimo, in modo particolare il Taxi drive di Scorsese, specie nella prima parte, ma di diverso da tanto cinema di genere ha la straordinarietà di raccontare che ci può essere un mondo in cui la legge del più forte non esiste: esiste solamente quella del più potente, contro quella del più violento. E in ciò sta l’originalità, l’ambiziosa metafora del racconto di Cianfrance. Il suo cinema è raffinato. Musicale e armonicamente orchestrato fra regia, fotografia, azione e scrittura. Come un tuono è un film che si potrebbe scrivere su uno spartito come una partitura in crescendo, per soli quattro strumenti, i protagonisti, ma senza che uno soltanto, fra questi, possa mai lontanamente pensare di essere lo strumentista principale. L’impatto visivo è forte, perché è tutto costruito su un racconto ch’é successione e ripetizione, fatto di piani-sequenza lunghissimi e complessi, soggettive frenetiche che movimentano soprattutto ciò ch’è stato mosso fra le corde interiori di ogni spettatore presente in sala. Come in tutti i suoi film, Cianfrance racconta anche attraverso un commento sonoro ch’è sempre funzionale alla scena e al momento di forte tensione emotiva che ognuno, nel buio della sala, e del racconto, sempre noir di questo straordinario regista, vive dentro e intorno a sé. Perché si tratta sempre di un cinema che soggettivizza, nell’ottica di universalizzare le vite dei sofferenti, i reietti, ma soprattutto aventi tutti una caratterista, l’inettitudine. E allora è necessario il coraggio, quello di cui avvertiamo due caratteristiche essenziali, sin dai titoli di testa del film, il buio e il respiro ansimante.

Come un tuono è un film sul perdono, ma anche sull’indissolubile bisogno di assenza di pietà per l’altro. E’ un film sulla paternità, ma anche sull’impossibilità di essere padri, in una società sempre pronta nell’atto di consacrare (il battesimo, il ritorno dell’eroe in caserma) la vendetta, l’ipocrisia e l’assenza di pietà. Ma, soprattutto, Come un tuono è un film sui figli per i quali è valido è stato morto un padre, parafrasando lo straordinario documentario di Filippo Vendemmiati. Per questi figli, non c’è espiazione che regga, perché se sei nato zucca, non puoi morire mela. Così come “se guidi come un fulmine, ti schianti come un tuono”. Non c’è parafulmine che regga. Come un tuono è un film inevitabile: come la pioggia, irrora, ci battezza tutti come figli, consapevoli del desiderio di perdono.     

Giancarlo Visitilli, Cinerepublic