lunedì
16
dicembre
21:15

Die Mauer

di Jürgen Böttcher — Germania, 1990, 96'
proiezione in tedesco con sottotitoli in italiano

Un film sugli ultimi giorni del muro di Berlino nel centro della città intorno a Potsdamer Platz e alla Porta di Brandeburgo, in cui lo smantellamento del muro pervade i sensi. Il film più rappresentativo sulla caduta del muro di Berlino in cui le immagini sono mostrate sullo sfondo acustico di macchine edili, masse curiose e l'arrivo inarrestabile dei media. Die Mauer riflette l'anima di Berlino in quei giorni di cambiamento.

Fin da subito, ci si rende conto che l’autore opta per scelte formali che configurano quanto filmato – gli ultimi giorni del muro di Berlino – come una esperienza sensoriale (la formazione dell’autore è pittorica). Per esempio: la macchina da presa indugia molto sulla superficie della costruzione, e quindi su elementi come scritte e disegni, mentre tutt’intorno sentiamo, come fosse leitmotiv, il rumore del continuo smantellamento (martelli, scalpelli ed altro).

C’è poi l’osservazione di quanto accade. Böttcher, e con lui il suo direttore della fotografia, Thomas Plenert, decidono di non seguire la gente ma di intercettarne atti e commenti, tanto quotidiani quanto improvvisati. Qui, si possono notare due caratteristiche: la mancanza di commento verbale e la predilezione per un approccio, diciamo, spontaneista, che però non spettacolarizza nulla. In merito, come Rossin giustamente dice, si può citare il momento sul tetto, in cui non vediamo il concerto di Roger Waters perché l’autore, politicamente, «preferisce filmare il lavoro umile ma necessario di due spazzacamini.»

Infine, si potrebbe parlare di un terzo piano del discorso, cioè quello storico, dal momento che nel film il muro diventa schermo in cui si proiettano determinate immagini della storia. Qui, Rossin commenta: «l’uso dell’archivio per dare al contempo uno strato di auto-riflessività al film e una profondità storica abissale alla caduta del muro ben al di là della cronaca e dei 50 anni della storia della DDR, andando fino a Weimar e alla Germania guglielmina, passando per Hitler: tutto questo ne fa un film che si sbarazza rapidamente dell’attualità per lavorare nell’immaginario intemporale, nel mito e nell’eterno ritorno delle rovine.»

Gianluca Pulsoni, il manifesto

Presenta il film Antonella Salomoni, docente di Storia Contemporanea presso l'Università della Calabria. In collaborazione con l'Istituto mantovano di Storia Contemporanea.