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Due sotto il burqa

di Sou Abadi — Francia, 2017, 88'
con Félix Moati, Camélia Jordana, William Lebghil, Anne Alvaro, Carl Malapa

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Leila e Armand studiano a Scienze Politiche e si amano. I genitori di lui sono iraniani che hanno lasciato la patria dopo l'avvento di Khomeini. Lei invece si vede piombare in casa il fratello Mahmoud, reduce dallo Yemen dove ha aderito al radicalismo islamico. Una delle sue prime imposizioni è quella di impedire alla sorella di incontrare Armand. Il quale però trova una soluzione. Indossa l'abito integrale che lascia scoperti solo gli occhi e si presenta a casa di Leila come una fanciulla di nome Sheherazade bisognosa di lezioni. La 'studentessa' attrae però l'attenzione amorosa di Mahmoud e questo complica non poco le cose.

La commedia etnica dell’iraniana Sou Abadi, "Cherchez la Femme!", in uscita in Italia con il "Due sotto il burqa", non vuole parlare in senso stretto di integralismo e di religione, ma raccontare la storia d’amore tra il francese Armand (Félix Moati) e l’iraniana Leila (Camélia Jordana), due studenti di scienze politiche pronti per partire per uno stage all’Onu negli Stati Uniti. Una storia d’amore che si intreccia con l’amore tradizionale mussulmano in un singolare triangolo amoroso capace di far esplodere le fondamenta dell’estremismo religioso.

Persino un classico come Shakespeare viene confuso per una massima del Corano, quando Armand ne cita un verso sotto le vesti di Shéhérazade, fanciulla che fa perdere la testa al fratello radicalista islamico Mahmoud (William Lebghil). Come dire che la cultura a volte vince sulla religione oppure è più duratura e credibile, mentre il fanatismo rende ciechi e incapaci di vedere e scoprire la vera realtà.

La verità infatti non spunta negli occhi di Mahmoud che accecato dall’amore per Sherazade diventa persino una sorta di Jack Torrance di Shining, quando prende a colpi d’accetta la porta della camera della sorella. Il film pone un parallelismo tra politica e religione, tra la lotta per la libertà e i suoi ideali. Una società, sembra suggerirci la regista, che ha rinnegato la propria storia e i propri principi fatica a farsi spazio tra le altre comunità.

Per scegliere gli attori, la regista ha ricevuto una serie di No, proprio per la miscredenza dei personaggi principali, ma grazie a questo è riuscita a delineare un inedito punto di vista sull’estremismo religioso, tanto da dichiarare pubblicamente che la maggior parte di loro diventa integralista o carente d’affetto. Ma tra Charlie Hebdo e Mahmoud sicuramente è preferibile quest’ultimo. Cherchez la Femme!

Filippo Baracchi, Il Fatto quotidiano