France
di Bruno Dumont — Francia, Germania, Italia, 2021, 133'
con Léa Seydoux, Juliane Köhler, Benjamin Biolay, Blanche Gardin
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France de Meurs è una stella del giornalismo che brilla su un canale di informazione e nei reportage sul Medioriente. Priva di scrupoli e di qualsiasi valore deontologico, gestisce la sua famiglia come la sua équipe, con cinismo e je-m'en-foutisme. Ma un giorno tampona Baptiste, un povero diavolo che fa consegne a domicilio, e il suo piccolo circo mediatico collassa. La depressione è dietro l'angolo, il congedo pure. France ripiega su una clinica privata e progetta la redenzione davanti alle montagne svizzere e tra le braccia di un amante occasionale.
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Il film viene proposto anche in versione originale sottotitolata in italiano, gli orari sono consultabili nella relativa scheda:
https://ilcinemadelcarbone.it/film/france-vo
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"France", in concorso al 74° Festival di Cannes, è uno scorcio sul dietro le quinte dei media moderni, per svelare come si costruisce il loro sedicente reale, rappresentando i "trucchi" in tutta la loro artificialità, come evidenzia la prima scena, in cui France, insieme a molti altri colleghi, intervista il presidente Emmanuel Macron, che compare in un esplicito green screen che lo separa nettamente dal contesto. Imbevuto di questa commistione tra vero e falso, narra la parabola di una figura femminile a cui non è concesso avere una dimensione privata, un’immagine che non sia quella riflessa sullo schermo, per cui diventa impossibile capire l’autenticità delle lacrime che concede alla telecamera, mentre lei cerca disperatamente un frangente in cui versarne una fuori dallo sguardo altrui.
Bruno Dumont realizza un’opera la cui confezione, solo in apparenza tradizionale, viene filtrata da quel senso del grottesco e da quella satira della società che ha caratterizzato i suoi ultimi lavori (“Ma Loute" e la serie "P’tit Quinquin"). "France" è dunque una nuova tappa del compatto percorso di un autore da sempre non incasellabile
Luca Sottimano, Ondacinema