giovedì
20
novembre
19:00 21:15
sabato
22
novembre
19:30 21:30
domenica
23
novembre
18:15 20:45
martedì
25
novembre
16:15
giovedì
27
novembre
19:00
venerdì
28
novembre
21:15
sabato
29
novembre
21:30
domenica
30
novembre
18:15

Frank

di Lenny Abrahamson — Gran Bretagna / Irlanda, 2014, 95'
con Michael Fassbender, Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy, Carla Azar

guarda il trailervisita il sito

Jon è un mesto impiegato che scrive canzoni e insegue il sogno di diventare un musicista. Un giorno, per puro caso, assiste al tentato suicidio del tastierista dei Soronprfbs e si trova a sostituirlo in concerto la sera stessa. Nonostante l'esito della serata sia catastrofico, Jon entra nel gruppo e si unisce a loro per registrare un album. Quasi ogni membro della band ha avuto problemi psichici, a partire dal leader, Frank, che da anni ha le fattezze coperte da una testa gigante di cartapesta. A poco a poco Jon diventa amico di Frank e cerca di carpire il segreto della sua creatività.

L'esperienza autobiografica di Jon Ronson - sceneggiatore di "Frank" ed ex-tastierista di Frank Sidebottom, oscuro performer e alter ego del comico Christopher Sievey, da cui il film prende spunto - ha certamente giocato un ruolo fondamentale nell'idea bizzarra, memorabile, destabilizzante alla base di "Frank". Ma il film di Lenny Abrahamson è molto più di un'idea e molto più di una testa gigante di cartapesta sul collo di Michael Fassbender. In qualsiasi momento si possa pensare di aver colto l'essenza di "Frank", ecco che questo sfugge, si divincola e cambia forma e sostanza. La parte di commedia surreale, basata sulle vicende bizzarre di una band dal nome impronunciabile, lascia presto il passo a una riflessione sulla differenza tra viralità e popolarità e sul rapporto complesso tra instabilità mentale e talento artistico, una relazione né sufficiente né necessaria, benché spesso presente. Quell'equazione di cui Jon non riuscirà mai ad afferrare il senso, smarrito tra i suoi sogni di gloria al punto di credere alla qualità delle sue mediocri e stentate composizioni e al successo di una band che evidentemente non potrà mai averne. Sino a un epilogo che sceglie di non stupire più, ma di colpire a fondo per la sua sincerità, che sveste la maschera di Frank e insieme mette a nudo il suo talento disarmante, rimandando alla fisicità epilettica di Ian Curtis e alla sensibilità da Peter Pan sconfitto dalla vita di Daniel Johnston. Un film sul rock, indipendente e non, sul dono e la maledizione di nascere musicista e sul sacrificio vanamente autoindotto di chi si ritiene tale senza esserlo. Un film sui social network, uno dei più acuti dopo lo spartiacque di David Fincher, e sulla loro capacità di attecchire rapidamente e superficialmente, illudendo(si) di poter realmente condizionare. Un film su cosa significhi successo, nelle sue mille declinazioni: quelle ovvie di un white collar che si crede un artista e quelle imperscrutabili di una persona che non riesce a guardare negli occhi chi ha di fronte, ma che ambisce ad essere accettato da una moltitudine. Non è un film per tutti, "Frank", ma sarebbe bello vivere in un mondo in cui tutti gli dessero una chance, provando a entrare in contatto con il mistero per niente buffo dell'uomo senza volto che viene da Bluff senza essere un bluff.

Emanuele Sacchi - mymovies.it