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Is the man who is tall happy?

di Michel Gondry — Francia, 2013, 90'
con Michel Gondry, Noam Chomsky

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Attraverso illustrazioni, fantasiose tecniche d’animazione e riprese in 16mm, il regista anima una conversazione con Noam Chomsky, professore del MIT, libero pensatore e padre della linguistica moderna. Gondry “entra” nella testa di Chomsky per un ritratto intimo e filosofico, un dialogo tra parole e disegni che indaga il senso della vita, e quel tutto umano bisogno di soddisfare l’eterna e infantile domanda di felicità.

Con l'intervista animata di Michel Gondry a Noam Chomsky si aggiunge una nuova perla. Dall'incontro tra i due geni scaturisce una conversazione fittissima e di altissimo livello, che spazia tra epistemologia, linguistica, politica (saggista a tutto campo, Chomsky è noto anche per il suo costante impegno politico) e anche qualche deviazione sul privato (colpisce la tenerezza delle parole rivolte al ricordo della moglie, recentemente scomparsa, con cui era sposato da quando aveva 20 anni). Mai prima d'ora Gondry, che fin dagli esordi ("Human nature", "Se mi lasci ti cancello") aveva manifestato un talento fuori dal comune, era riuscito a canalizzare la sua stupefacente fantasia in maniera così efficace (Mood indigo è stata forse la più clamorosa delle occasioni perse). Se da un lato le riflessioni del padre della linguistica generativa spaziano su concetti come quello di continuità psichica e sul tema dell'evoluzione delle scienze neurocognitive, al regista francese va il merito di avere tradotto le parole di così alto profilo concettuale dell'ottantaquattrenne intellettuale americano in animazioni di sbalorditiva creatività, relegando le riprese in 16 mm della conversazione tra i due a un ruolo del tutto marginale. Tra intermezzi ironici ma soprattutto autoironici (Gondry scherza sulla sua conoscenza dell'inglese), assistiamo a una sventagliata di intelligenza, con riferimenti che spaziano da Galileo, Hume e Newton fino a Feynman e Quine. Dalle moltissime cose che si possono imparare (incredibile l'aneddoto sull'importanza della comunicazione linguistica nel determinare l'insuccesso dell'introduzione delle più moderne tecniche di coltivazione in Liberia, ridicolizzate dalla trasmissione del sapere per via matrilineare), emerge soprattutto il ritardo che le neuroscienze fanno registrare rispetto agli studi sull'apprendimento del linguaggio, ritardo che il geniale linguista ebreo assimila a quello della scienza pregalileiana. 

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