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La ruota delle meraviglie

di Woody Allen — USA, 2017, 101'
con Kate Winslet, James Belushi, Justin Timberlake, Juno Temple

guarda il trailer

Ginny ha sposato in seconde nozze Humpty che lavora nel Luna Park di Coney Island e gli ha portato in dote un figlio decenne con una spiccata tendenza per la piromania. Ginny è però insoddisfatta di quel matrimonio e trova nel bagnino Mickey un uomo colto che possa comprendere anche le sue velleità di attrice. Un giorno però arriva a sconvolgere i fragili equilibri Carolina, figlia di Humpty e fuggita dall'entourage del marito mafioso. Quando Mickey ne fa la conoscenza Ginny avverte l'imminenza di un pericolo.

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Il film viene proposto anche in versione originale sottotitolata in italiano, gli orari sono consultabili nella relativa scheda:
https://ilcinemadelcarbone.it/film/la-ruota-delle-meraviglie-vo

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Uno struggente carillon. Un film sulla morte e il dolore senza echi bergmaniani. Stavolta il cinema di Woody Allen non ha bisogno di filtri autoriali, di dialoghi che devono mantenere il proprio ipocondriaco ritmo. Le luci sembrano abbaglianti, ma quasi spente. Il parco divertimenti solo uno sfondo per una tragedia lacerante. In un film fatto di illusioni, affetti ritrovati e perduti, bagliori di una vita diversa che poi viene negata. Il luna park di Woody Allen, gli effetti della sua comicità, sono quasi sotterrati. Ne restano dei residui. Dalla casa dell’infanzia di Alvy Singer di Io e Annie ai gesti del figlio piromane di Ginny (l’incendio nello studio della terapeuta è l’apoteosi), quasi reincarnazione del Woody Allen folle e ribelle degli esordi.

Coney Island, anni ’50. Nel parco divertimenti si intrecciano le vite di quattro personaggi. Ginny (Kate Winslet), un ex-aspirante attrice che ora è costretta a lavorare come cameriera; Humpty (Jim Belushi), il marito della donna che manovra le giostre; Mickey (Justin Timberlake), un bagnino che sogna di diventare scrittore; Carolina (Juno Temple), la figlia che Humpty ha avuto da un precedente matrimonio che torna a casa per nascondersi da gangster che la vogliono far fuori.

Sogni perduti. L’illusione e la realtà. Con la fotografia di Vittorio Storaro (alla seconda collaborazione con Allen dopo Café Society) che si è ispirato ai dipinti su Coney Island dell’artista/fotografo Reginald Marsh oltre che a Norman Rockwell, che mostra quasi le vite parallele. Dove la mente spazia in un luogo impermeabile, dove è impossibile uscire. Solo gli slanci, come nel teatro di Eugene O’Neill, dove i protagonisti sembrano raccontarsi altre storie. Soprattutto Mickey – che guarda in macchina parlando allo spettatore – e Ginny. Pensano ad altre vite e Allen filma il loro drammatico inganno, come aveva fatto in Crimini e misfatti, uno dei suoi risultati più alti e crudeli.

Sul motivo ricorrente della canzone Coney Island Washboard dei Mills Brothers, Allen riporta a galla tutto un cinema degli anni ’50. La ruota delle meraviglie si porta dietro quasi degli squarci teatrali di Elia Kazan che guarda Tennessee Williams, recuperando anche la fisicità degli attori, soprattutto Jim Belushi che sembra arrivare dal bianco e nero di quel decennio. Ma l’incontro magico è soprattutto tra Allen e Kate Winslet, quasi riciclaggio dalla serie Mildred Pierce, immersa nei blu e nei rossi nel dialogo con Juno Temple, in una prova superlativa. Il cinema è sempre lo sfondo. Carioca, Winchester ’73 sugli schermi. Ma il ritmo è magnificamente lento. Anche nella battuta. E altrettanto ‘magnificamente’ non fa quasi ridere per niente. E il frammento gangster ha un’amarezza senza fine. Il tragico raggiunge la sua totale essenzialità. Non c’è più bisogno del coro greco di La dea dell’amore. Non è solo uno dei film più ispirati del regista di quest’ultima fase. La ruota delle meraviglie è uno dei migliori Woody Allen di sempre. Con i suoi ‘interiors’ che portano a galla l’altra faccia della felicità.

Simone Emiliani, sentieriselvaggi.it