La sedia della felicità
di Carlo Mazzacurati — Italia, 2013, 90'
con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston
Bruna, estetista che fatica ad arrivare a fine mese, tradita dal fidanzato e incalzata da un fornitore senza scrupoli, riceve una confessione in punto di morte da una cliente, Norma Pecce. Madre di un famoso bandito ha nascosto un tesoro in gioielli dentro la fodera di una sedia del suo salotto. Sprezzante del pericolo, Bruna parte alla volta della villa restando bloccata dietro un cancello in compagnia di un cinghiale. In suo soccorso arriva Dino, il tatuatore della vetrina accanto, che finisce coinvolto nell'affaire. Scoperti il sequestro dei beni di Norma e la messa all'asta delle sue otto sedie, Bruna e Dino cercano di rintracciare collezionisti e acquirenti alla ricerca dell'imbottitura gonfia di gioie...
Radicato nel Nordest, La sedia della felicità ribadisce il territorio del cinema di Carlo Mazzacurati e punta su due losers 'spaesati' e approdati, chissà come e chissà quando, al Lido di Jesolo. A Dino e Bruna, alla maniera dei personaggi lunari e malinconici de La lingua del Santo, capita l'occasione della vita, un tesoro da trovare per cambiare la sorte e risollevarsi dai propri fallimenti. Ma il Veneto che abitano, e che attraversano oggi in lungo e in largo, è meno florido e la sua ripresa ogni giorno più lontana. A cambiare è pure il paesaggio antropologico, la composizione sociale di paesi e città a bagno nell'acqua e alle prese con tempi grami. Tempi che contemplano nondimeno il miracolo e allontanano, nella ricerca della felicità, la solitudine sempre in agguato. In una regione e in un mondo dove tutto va in panne, si rompe e si spezza, dove anche i traghetti alle fermate sembrano incapaci di ripartire, un'estetista e un tatuatore restano invischiati in qualcosa che non avevano previsto e che ha a che fare con la riscoperta dei sentimenti e dell'amore. Con garbo surreale, la commedia dinamica di Mazzacurati cambia lo stile di versificazione del suo cinema, sperimentando una scansione del racconto che pratica leggerezza e sorriso. Si (sor)ride tanto con La sedia della felicità, che 'esagera' rimanendo fedele al reale. Divertito, lieve e personale, lo sguardo dell'autore veneto coglie ancora una volta le contraddizioni esistenziali, trasfigurandole e deformandole in una rapsodia dominata dal caso, per caso avvengono gli incontri, gli abbandoni, le rivelazioni, i ritrovamenti. Per intenzione, gioco e tanto amore avviene invece l'agnizione, la rivelazione dei personaggi e il riconoscimento degli attori che hanno fatto e frequentato il cinema di Mazzacurati. Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Natalino Balasso 'accarezzano' con malinconica dolcezza una commedia che chiede a gran voce la sospensione dell'incredulità. Fuori dal gruppo, congedato con onore, debuttano Valerio Mastandrea, paladino gentile dai tempi comici perfetti, e Isabella Ragonese, nostra signora delle Dolomiti, piena di grazia e riservata bellezza. Presidente della Fondazione Cineteca di Bologna e allievo nel DAMS degli anni Settanta, Carlo Mazzacurati 'incontra' dentro un cimitero (anche) Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca emiliana, che alla maniera del cinema pone rimedio alla finitezza umana, risolvendo il suo desiderio di eternità (e di felicità).
Marzia Gandolfi - mymovies.it