L'impero
di Bruno Dumont — Francia, 2023, 110'
con Fabrice Luchini, Camille Cottin, Anamaria Vartolomei, Lyna Koudri, Brandon Vlieghe
guarda il trailer • acquista il biglietto
Costa d'Opale, Francia settentrionale. In un tranquillo e pittoresco villaggio di pescatori, finalmente succede qualcosa: nasce un bambino speciale. Un bambino così unico e particolare da scatenare una guerra segreta fra le forze extraterrestri del bene e del male.
-------------------------------------------------------------
Il film viene proposto anche in versione originale sottotitolata in italiano, gli orari sono consultabili nella relativa scheda:
https://ilcinemadelcarbone.it/film/limpero-vo
--------------------------------------------------------------
Il cielo plumbeo del nord della Francia si popola di astronavi che sorvolano quel territorio salmastro, diventa il teatro di un conflitto apocalittico tra bene e male, tra due armate extraterrestri. Bruno Dumont si ispira espressamente a Guerre stellari, la trilogia originale, già richiamata nel titolo. Le spade laser, usate per nuovi strumenti di violazione dei corpi, e le astronavi o le basi spaziali che si rifanno all’estetica, ormai vintage, della Industrial Light & Magic prima maniera. Ancorché, in L’impero, verosimilmente realizzate in digitale, sembrano quelle polverose, meccaniche, in acciaio e bulloni, a volte sgangherate, navicelle, come il Millenium Falcon, o come quelle della serie originale di Battlestar Galactica, e come ovviamente la Morte Nera. Costruite con un’infinità di dettagli superficiali, tali da poter essere scrutate e contemplate lentamente al loro avvicinarsi e al loro passaggio. Dumont gioca anche, ironizzando, sulla noia che può generare una di queste tipiche sequenze, in cui la mdp sorvola sull’astronave, con la stessa ironia usata da Mel Brooks in Balle spaziali, film che più che mai è accostabile a L’impero. Dumont però non si accontenta e, in quei grovigli di forme delle sue Morte Nera, piazza anche delle guglie di cattedrali gotiche, elementi architettonici tipici delle grandi edificazioni sacre europee, oppure dei palazzi ripresi dalle regge settecentesche, creando delle figure pastiche, escheriane, simbolo della commistione continua con cui si gioca tutto il film. La commistione è anche un meticciato tra possessioni di terrestri, inseminazioni intergalattiche e nascita di un messia. Con L’impero Bruno Dumont corona il sogno da sempre accarezzato, già nel progetto rimasto irrealizzato di un film americano, The End, con Tom Cruise o Brad Pitt, di abbracciare il cinema industriale hollywoodiano e quello d’autore europeo.
Giampiero Raganelli, Quinlan
Ingresso unico 3,50 euro.