NELLY E M. ARNAUD
di Claude Sautet — Francia, 1998, 95'
con Emmanuelle Béart, Michel Serrault
Un anziano signore si serve di una bella divorziata per scrivere i propri ricordi.
L’incontro di due esseri diffidenti e infelici, soli(tari) in modo speculare (le difficoltà di coppia, i tormenti professionali presenti o passati, i tetri non-rapporti con i parenti), produce non una nuova coppia ma un cambiamento impercettibile e indefinibile nelle due unità, preparando entrambe a una svolta conclusiva (forse) determinante. Ricordi e menzogne s’intrecciano a diversi livelli (la stesura del romanzo di Arnaud, le bugie di Nelly al marito e all’ex giudice, il tradimento recidivo del consorte di Jacqueline, il quadro di De La Tour scelto per illustrare un articolo) in una narrazione che pedina processi (fisici ed emotivi) in cui l’acquisizione (lo sviluppo progressivo) e la perdita (l’inesorabile venir meno) appaiono inseparabili: il romanzo viene portato a termine mentre si svuota la biblioteca, la separazione degli anziani coniugi sembra ricomposta proprio quando Nelly divorzia (a malincuore?) dal marito, le relazioni della giovane donna (l’editore, un ex) (e)seguono geometriche evoluzioni(/involuzioni) intorno al nodo lieve e doloroso, di platonica crudeltà, che (col)lega i protagonisti. La felpata mdp (assecondata alla perfezione dai dialoghi sorridenti e magnetici del regista e di Jacques Fieschi) s’insinua pudica nei luminosi interni soffocati di specchi, esplorando corpi e voci, svelando con un movimento di sublime delicatezza l’effimero segreto dell’animo umano, colpito da azzardi e incongruenze di ogni tipo, salvato da una nota d’ir/razionale speranza che risplende come un paio di colpevoli orecchini nel grigiore di una giornata d’autunno. Delizioso, come i suoi interpreti principali.
gli spietati.it
Stefano Selleri