Oh, Boy - Un caffè a Berlino
di Jan Ole Gerster — Germania, 2012, 83'
con Tom Schilling, Marc Hosemann, Friederike Kempter, Justus von Dohnanyi, Michael Gwisdek, Ulrich Noethen, Inga Birkenfeld, Frederick Lau
Da due anni il berlinese Niko ha messo da parte i suoi studi in diritto per prendere la vita così come viene, passando il tempo a riflettere su cosa fare. Da solo o con l'amico Matze, vaga per la città interessandosi alle persone che incontra e alle loro attività. Durante una giornata particolare, sperimenta però le conseguenze del suo atteggiamento passivo: la fidanzata lo lascia, il padre decide di tagliargli i fondi, l'ex compagno di classe Julika lo affronta per alcune ferite del passato e l'intera città sembra aver finito il caffè.
Frammenti di vita, esperienze accidentali come il fluire di un’esistenza senza motivazioni definite, né definibili. Un bianco e nero che accoglie e accompagna l’incertezza esistenziale di una generazione alla ricerca del proprio passato, per poter affrontare quel che verrà poi.
Claudio Bartolini, FilmTV
Una regia solida, sebbene all’esordio, capace di adottare grammatiche e fissità stilistiche volutamente datate per riempirle, al contrario, di uno sguardo mobile sul reale e i suoi significa(n)ti. Un Falso movimento aggiornato al nuovo millennio - e inevitabilmente più elementare del predecessore in quanto a simbologie e profondità di scrittura - nel quale il calcio e il teatro sperimentale, il cinema e la televisione, la paternità e la morte finiscono per avere lo stesso valore. Cioé nullo, in quanto Niko Fischer continuerà a girare su se stesso, incapace di risolvere gli aperti conflitti con il padre, con la propria sessualità e, soprattutto, con l’elaborazione del presente. Al giovane perdigiorno messo in scena da Gerster manca il caffè, cui egli anela invano per tutto il racconto in un metaforico inseguimento di un risveglio in condizione di razionale sobrietà. Invece, in memoria di Buñuel, il caffè non sarà mai consumato e si potrà solo annegare nell’oblio di una vodka.