Peter Von Kant
di François Ozon — Francia, 2022, 85'
con Denis Ménochet, Isabelle Adjani, Khalil Gharbia, Hanna Schygulla, Stéfan Crépon. V. M. 14 anni
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Peter von Kant, celebre regista di successo, vive con il suo assistente Karl, che adora maltrattare e umiliare. Grazie alla grande attrice Sidonie, Peter conosce e si innamora di Amir, un giovane uomo bello ma con poche risorse. Lo ospita nel suo appartamento e lo aiuta a debuttare nel mondo del cinema. Pochi mesi dopo, Amir diventa una star. Ma non appena diventa celebre, Amir si allontana, lasciando Peter solo ad affrontare se stesso. Liberamente tratto da “Le lacrime amare di Petra von Kant” di Rainer Werner Fassbinder.
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Il film viene proposto anche in versione originale sottotitolata in italiano, gli orari sono consultabili nella relativa scheda:
https://ilcinemadelcarbone.it/film/peter-von-kant-vo
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Peter von Kant alterna momenti di grande ironia e divertimento ad altri di profonda emozione: quando entra in scena Hanna Schygulla è come se quel cinema, quelle storie e quei personaggi straordinari tornassero a vivere mezzo secolo dopo, a ricordarci di quando il pubblico accoglieva a braccia aperte opere così dense di vita e passione. Ritrovare una delle attrici simbolo del "nuovo cinema tedesco", che da femme fatale si trasforma qua in madre amorevole e insultata dal figlio disperato assieme alla nipote, desta in chi ha vissuto quegli anni di straordinaria vitalità cinematografica un senso di riconoscenza.
Ci colpisce moltissimo l’eccezionale performance di un attore potente come Denis Ménochet, che si mette a nudo, letteralmente e psicologicamente, e veste con aderenza i panni reali indossati e resi iconici da Fassbinder: la camicia rossa col gilet di pelle, gli stivali, il completo bianco… il fantasma del regista prende vita e si reincarna nel corpaccione di un uomo che riesce perfino ad assomigliargli fisicamente, per quanto diversi i due siano nella fisionomia. Cocaina, alcool e farmaci sono i rimedi per una pena d’amore imprevista, quando il grande seduttore viene sedotto e manipolato e il pensiero del bellissimo corpo nudo dell’amante, riprodotto su gigantografie alle pareti, in un altare laico alla bellezza, sia posseduto da altri, diventa insostenibile. Perché per quanto la corazza della fama e del potere sembri proteggere dal dolore della dipendenza, non può niente contro la dirompente forza dell’amour fou, che non è un sentimento positivo ma una tempesta emotiva che nella mente del regista richiedeva, come il suo cinema, il raggiungimento di una perfezione impossibile, in un'ansia di vita che lo avrebbe portato troppo presto alla fine. Con questo film Ozon ha fatto un vero miracolo: prendere un capolavoro, rendergli omaggio e trasformare il cinema sul cinema nel ritratto amoroso di un genio tormentato, che ha declinato a sue spese le parole della canzone “Ogni uomo uccide le cose che ama”.
Daniela Catelli, Comingsoon
Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI.