Piccole crepe, grossi guai
di Pierre Salvadori — Francia, 2014, 97'
con Catherine Deneuve, Gustave Kervern, Féodor Atkine, Pio Marmaï, Michèle Moretti, Nicolas Bouchaud, Oleg Kupchik, Bruno Netter
Antoine ha un'età indefinita come il malessere che gli ha tolto il sonno e il desiderio di essere nella vita. Sceso dal palcoscenico, dove si esibiva col suo complesso rock, cerca e trova lavoro in un anonimo condominio parigino. Depresso, insonne e consumatore di sostanze stupefacenti, Antoine diventa il portinaio di una piccola comunità altrettanto instabile. Tra loro c'è Mathilde, la moglie borghese di Serge, ossessionata da una crepa in salotto e dal prossimo che assiste attraverso attività solidali. Fragile e tormentata da un malessere in levare, Mathilde produrrà in Antoine un bagliore e un'intenzione di vita.
Il titolo italiano, inteso a rassicurare lo spettatore e a sdrammatizzare i personaggi, non rende merito alla commedia umana e lunare di Pierre Salvadori. Autore di commedie singolari, che veicolano i tormenti esistenziali e la difficoltà di essere, Salvadori 'alloggia' il suo film dentro un cortile condominiale, quello del titolo originale (Dans la cour), col pavé consumato e le piante ornamentali sfiorite. Il cortile, come tutte le aree comuni di un immobile, rimanda subito a un'agorà consueta di rancori e soprusi reciproci, di residenti e proprietari tronfi dentro due camere e una cucina, ma in quello di Salvadori nessuno è veramente odioso (...) perché Pierre Salvadori, diversamente da Woody Allen ("Blue Jasmine") prova ancora amore ed empatia per i suoi personaggi, tutti nevrotici, tutti supplici. Nella sua corte ad est di Parigi si accomodano pure Antoine, un musicista dimissionario che si improvvisa concierge per sfuggire alla vita e Mathilde, borghese insonne che passa la notte a indagare le crepe del suo salotto, stimandole premessa di cedimento e di inabissamento. Luogo sociale per eccellenza, il cortile è lo spazio scenico in cui Salvadori fa accadere qualcosa, incontrando i cuori in panne di un uomo e di una donna e producendo un sentimento che non ha a che fare col desiderio o l'attrazione ma con l'agnizione e il sostegno. Antoine e Mathilde si riconoscono e riconoscono nell'altro lo stesso sgomento. Naufraghi di un'inesorabile deriva condividono la depressione e sono in grado di intendere i segnali di soccorso. Ma alla maniera della droga, che allevia e consuma Antoine, i protagonisti sono l'uno per l'altra cura e veleno. (...) Pierre Salvadori, che da sempre prova a conciliare le esigenze artistiche con quelle commerciali, realizza una melancommedia radicale e popolare. Un film che non ha paura di scegliere un protagonista tossico e spento e di farne un magnifico eroe, un angelo custode che veglia sul cortile, su una comunità di poveri diavoli e una storia di gravità pacata, di cui possiamo anche (sor)ridere. C'è tanto Truffaut in "Piccole crepe, grossi guai", ci sono gli uomini nascosti in cantina e quelli che giocano con i plastici urbani, ci sono le donne con un'idea fissa e quelle che si rifugiano nella malattia, c'è un desiderio di vita e un altro di morte, c'è l'esclusione e l'ultima corsa prima del coprifuoco, c'è ancora Gustave Kervern che si chiama Antoine e Catherine Deneuve che si chiama Mathilde. E all'ombra dell'orso bipolare e anarchico di Kervern si ripara la vicina incrinata della Deneuve, grande dame del cinema francese che scende in cortile, accessibile ed elegantemente 'immemore' della sua autorevolezza.
Marzia Gandolfi - mymovies.it