Pitza e datteri
di Fariborz Kamkari — Italia, 2015, 95'
con Giuseppe Battiston, Maud Buquet, Mehdi Meskar, Hassani Shapi, Giovanni Martorana
La piccola comunità islamica di Venezia deve fronteggiare una crisi imprevista: il suo luogo di culto è stato evacuato dalle forze dell'ordine e ha lasciato posto ad un negozio di parrucchiere unisex, gestito da un' attraente parrucchiera mussulmana progressista. A dover salvare le sorti della simpatica e sgangherata comunità arriva un Imam giovanissimo che cercherà in tutti i modi di sbarazzarsi di lei.
Come farà un italiano con forti problemi di linea ma convertito all’Islam a resistere al Ramadan? E cosa succederebbe se la piccola comunità islamica veneziana fosse sfrattata dalla propria moschea per essere sostituita da una parrucchiera unisex? Sono le leve dalle quali parte la sceneggiatura di Pitza e Datteri, quarto film di Fariborz Kamkari. “È un film che parla di disagio sociale, di questa comunità e della sua ricerca di un equilibrio. Una tematica molto vecchia del mondo islamico. " dice il regista.
Il lavoro di Kamkari, con i tentati omicidi da parte dei suoi protagonisti sfociati in farsa per loro stessa goffaggine si va a inserire in un cinema che respira diversità culturale, ma soprattutto libertà di poterla esibire, prendendosi rispettosa beffa degli uomini. Passo comunque rischioso perché sospeso tra l’offesa religiosa e la mancata comicità. Ma qui l’equilibrio funziona. Sono principalmente il roboante Giuseppe Battiston, la struttura narrativa da commedia all’italiana e Venezia a convincerci che siamo in Italia. Per il resto, Pitza porta con sé la modernità delle nuove commedie interculturali francesi e il coraggio di far stridere in chiave umoristica (nel titolo metaforico) anche un elemento occidentale, la pizza, con un frutto tipico orientale come il dattero. Battiston è Bepi, un capriccioso mitomane veneziano convertito all’Islam. Il più estremista del gruppo. Circuisce tanto il pacifico imam Saladino, impersonato dal franco-italiano Medhi Meskar, quanto il ligio presidente della comunità Karim, caratterista valente e volto ormai noto nella commedia nostrana Hassani Shapi. Un’altra tematica sono le donne che in questo film sono un vero motore: sociale, sensuale e morale. La figlia e la moglie di Karim, ma soprattutto la voluttuosa parrucchiera marocchina Zara fanno da contrappunto arguto e sfrontato ai maschi conservatori e confusionari. Maud Buquet, attrice, regista e producer franco-africana fa la parrucchiera presa di mira e peccato in carne ed ossa agli occhi dei suoi persecutori. Ma il fascino d’una donna può far cadere gli uomini come birilli. Presupposto dei più banali, ma uno dei pilastri della commedia all’italiana.
Notevole è la colonna sonora, firmata dall'Orchestra di Piazza Vittorio felice conferma della vitalità che riesce ad aggiungere su una pellicola quando le viene affidata la composizione delle musiche. I 30 pezzi composti per la Sugar Musicdi Caterina Caselli sono il tappeto sonoro che amalgama gli scorci lagunari, le architetture della Porta d’Oriente e i diversi mood delle storie che le animano.
Sullo sfondo una Venezia inconsueta e ben fotografata: il Ghetto, Marghera, Dorsoduro, tutte facce reali della città che, insieme alle calle, avviluppa i protagonisti nelle loro peripezie.
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