giovedì
09
aprile
21:15

Quaderni gitani

di Giovanni Princigalli — Italia, 2014, 100'

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Una trilogia sui rom rumeni di Bari girata nell'arco di 15 anni all'interno della stessa comunità e famiglia. Una raccolta di tre brevi documentari per raccontare una minoranza senza attaccarsi a stereotipi o falsi miti.

Japigia Gagi (2003, 59’)

Opera prima di Giovanni Princigalli, premiato dalla society of visual anthropology, è un documentario realizzato vivendo per più di un anno in un campo illegale di baracche ai margini del rione Japigia di Bari: matrimoni, sogni, lotte, resistenze, diritti, vita e fine di una comunità ai margini di una periferia urbana.

La Mela Rossa (2014, 20’)

Una docufiction premiata ai rencontres cinématographiques de Dignes-les-Bains. Racconta di un primo giorno di scuola, di un primo amore e della scoperta del razzismo. Due ragazzini Rom interpretano loro stessi, improvvisano e reinventano il loro quotidiano, tra le baracche, l’autostrada e gli alti palazzi della periferia. La spiaggia è il loro rifugio, dove vanno ad elemosinare ma anche a giocare tra i rumori ed i suoni del vento e del mare.

Ligia (2014, 21’)

Ritratto di Ligia, moglie del portavoce della comunità, che racconta della figlia in prigione, della vita nei campi e del desiderio di avere un casa dopo 15 anni passati nelle baracche.

Presenta il film in collegamento skype il regista Giovanni Princigalli. 

"Quaderni gitani" è una trilogia di documentari diretti dal regista italo-canadese Giovanni Princigalli e dedicati ai Rom rumeni di Bari. Rumeni: perché i Rom possono provenire anche dall'ex-Yugoslavia, ad esempio. Di Bari, per le origini del regista e per le istituzioni coinvolte, in primis la locale Università degli Studi. E Bari anche perché il primo film, Iapigia Gagi, risale al 2003, ossia a due anni dallo sgombero forzato della comunità Rom di Iapigia, il quartiere del capoluogo in cui trovava l'unico campo abusivo. Tuttavia, i tre lavori di Princigalli sono metaforici di una realtà nazionale. Si parte da una Bari che, nel 2001, era uno dei pochi capoluoghi a non prevedere campi autorizzati per i Rom, in un'Italia che, in contrasto con le linee del Parlamento comunitario, non riconosceva il Romanes come lingua: una presa di posizione culturale specchio di un'intenzione politica. Ma quella Bari è l'Italia contemporanea, che – in certi suoi strati – nei confronti dei Rom rivela un'incomprensione, mista a paura e disprezzo, che non riserva a nessun'altra etnia di immigrati. Il punto è che, di là dalla particolare situazione politico-culturale italiana, la cultura Rom rimane un mistero. Se ne ignora la storia. Non si comprendono le richieste di asilo politico o di case in cui non piova. Si è convinti che i Rom siano un popolo nomade che ha nel sangue il furto, il rapimento e l'elemosina. Non si sa che i Rom romeni di Iapigia hanno lasciato il loro Paese dopo il crollo del regime di Ceauşescu, la cui dittatura garantiva loro una discreta possibilità di sopravvivenza (cioè una casa e un lavoro). Quella casa che in Italia i Rom non hanno, e quel lavoro che in Italia è un nero sottopagato che si lascia per appostarsi ai semafori, dove si guadagna di più. (...) Il regista scompare per lasciare spazio ai Rom e alle loro canzoni, che fondono ritmi e melodie tradizionali con problematiche moderne. Non pone domande, ma ascolta. Non condanna, non è interessato a ritrarre la sporcizia, il degrado e l'illegalità in cui i Rom vivrebbero. È interessato alle persone. Il suo è uno sguardo antropologico e umano. Non vi sono nemmeno mitizzazione né tentativi di giustificare o anche solo spiegare certe ambiguità e scivolosità della cultura Rom e dei Rom incontrati. In Iapigia Gagi è la comunità Rom a raccontarsi. Allo spettatore il compito di osservare volti, gesti, abiti e usi; di ascoltare le parole; di percepire ciò a cui i lineamenti dei volti e le pieghe nascoste delle frasi sembrano rimandare: un'emozione trattenuta, un'inquietudine repressa, un senso di vergogna o di colpa al percepirsi diverso rispetto all'altro, che – seppure in ascolto – sta proprio di fronte.

Michela Matani - sulromanzo.it

In collaborazione con l'Associazione Sucar Drom.