The big sick
di Michael Showalter — Usa, 2017, 119'
con
Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly Hunter, Ray Romano, Anupam Kher, Zenobia Shroff.
Kumail è uno stand-up comic che si guadagna da vivere come Uber driver. Nato in Pakistan e traslocato negli States, prova a conciliare tradizione e american life. Non lo fa per sé, Kumail è ansioso di sfuggire al problematico contatto con le proprie radici, ma per la famiglia che apparecchia il suo matrimonio e lo vorrebbe, in ordine (di valore) discendente dottore, ingegnere o avvocato. Davanti ai piatti tradizionali, la madre gli serve una ragazza pakistana da inserire in un file da cui pescare la futura sposa. Ma al cuore non si comanda e Kumail si innamora di Emily, una studentessa di psicologia.
The Big Sick, storia di amore interrazziale acquistata da Amazon al Sundance Film Festival e che, uscita inizialmente su pochi schermi americani, ha realizzato il più alto incasso per copia della stagione. Il soggetto è ispirato all'esperienza autentica del protagonista e sceneggiatore Kumail Nanjiani, noto al pubblico televisivo d'Oltreoceano, e di sua moglie, la co-sceneggiatrice del film Emily Gordon. Il giovane pakistano Kumail, aspirante comico "stand-up", e la studentessa Emily si conoscono durante un'esibizione del primo e passano la notte insieme col patto di non vedersi mai più; invece non tengono fede al proposito e finiscono con l'innamorarsi. Però lui non ha il coraggio di dirlo ai genitori, che lo destinano a un matrimonio secondo tradizione con una ragazza del Pakistan. I due si lasciano; ma quando la ragazza è vittima di una misteriosa infezione, e viene messa in coma medico, l'innamorato le resta accanto malgrado l'opposizione dei genitori di lei e di Emily stessa. Pian piano tra il giovane pakistano e la coppia americana si crea un legame che cambierà la vita di tutti. The Big Sick è un tipico prodotto della "factory" di Judd Apatow, il mitico produttore e regista (ma non qui) cui si deve il meglio della commedia americana degli ultimi anni. Lo si riconosce per come sa amalgamare la comicità con una vena di malinconia (e, dirà forse qualcuno, con una dose omeopatica di furbizia); il tutto su un fondo sentimentale ben attento a non diventare mai sentimentalismo. Questa volta, però, c'è una nota in più. In modo sorridente, ma non banale, il film invita anche a riflettere sui tabù ancora ben radicati nella cosiddetta società globalizzata. Inversione bilaterale. Dalla parte dei parenti di Kumail, che trovano naturale imporre al figlio la cultura pakistana anche se non vivono più nel Paese; e altrettanto da quella dei genitori americani, all'inizio ben poco entusiasti dell'amore interrazziale della figlia. Anche le scene riguardanti lo shock culturale tra i due protagonisti, sospese tra dramma e umorismo, sono piuttosto felici. Più scontati, ma divertenti, gli episodi degli incontri combinati tra Kumail e le ragazze pakistane convocate dai suoi, che si ripetono a tormentone come è d'uso nel repertorio della commedia di situazione. Certe battute sono folgoranti («Non faccio mai sesso due volte la prima notte»), al caso perfino osé (una battuta sull'11 settembre che non anticipiamo ). D'obbligo spendere qualche parola sul cast. Se Emily si avvantaggia della faccina spiritosa di Zoe Kazan, nipote del grande regista Elia, il suo partner Kumail Nanjiani non ha problemi a conquistasi le simpatie dello spettatore, che si augura di rivederlo presto in altri film. Ma sono addirittura impagabili, nei ruoli dei genitori della ragazza, Ray Romano e - soprattutto - Holly Hunter, protagonista, un quarto di secolo fa, dell'indimenticato Lezioni di piano.
Roberto Nepoti, La Repubblica