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The Dark Side of the Sun

di Carlo Shalom Hinterman — Italia, 2011, 92'
con le voci di Leo Gullotta, Pino insegno

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Lo Xeroderma Pigmentoso è una malattia rara della pelle che colpisce gli esseri umani in tenera età. A causa di un'estrema fotosensibilità la loro pelle si ustiona alla semplice esposizione alla luce diurna. Il rischio di tumori diviene così elevato insieme a quello di un invecchiamento precoce.
Il documentario prende in esame la famiglia Mahar. La madre Caren e il marito Dan hanno due figli. Patrick, il secondogenito non ha problemi di salute mentre Katie, che ha appena terminato il liceo è pluriminorata in seguito alla malattia. Ha una riduzione di udito pari al 90% e problemi di vista. Dapprima riluttante ad accettare la veridicità dei problemi della figlia, Dan ha in seguito deciso di affiancarsi alla moglie nel realizzare la XP Society, un'associazione no profit che mette in comunicazione le famiglie che hanno figli con lo stesso problema. Hanno anche creato Camp Sundown, un luogo di aggregazione estiva in cui i pazienti giovani e adulti possano ogni anno ritrovarsi per condividere un'esperienza di vita all'aperto...notturna. 

Perché è della notte che questo pregevole documentario ci parla. Di quel lato oscuro della luce che potrebbe sprofondare le coscienze nella più cupa desolazione. Rischio ben presente e adeguatamente sottolineato da un'animazione che si inserisce nelle riprese e che, con il suo richiamo all'estetica dello Studio Ghibli, riesce a tradurre in immagini i conflitti interiori dei bambini di Camp Sundown che ne hanno steso il soggetto. 
Grazie però all'impegno, faticoso e non privo di sofferenza, delle famiglie la notte (almeno per un periodo dell'anno) diventa non una tenebra da temere ma uno spazio da affrontare e vivere insieme. Quella luce diurna che può ustionarti (creando addirittura premesse di morte prematura) solo perché ti sei fermato dietro una finestra, viene vinta e si può giocare e ballare fino all'alba. I rapporti con la realtà però si ribaltano e il rischio di isolamento è fortissimo. Ci sono molte situazioni umane che fanno, come si usa dire, stringere il cuore in questo documentario ma ce n'è in particolare una che colpisce chi si occupa di cinema. La madre di Katie percorre una biblioteca scolastica con un esposimetro in mano. Quello strumento, che a un direttore della fotografia serve per misurare la quantità di luce presente nell'ambiente ed utile per le riprese, per lei diviene mezzo per valutare il pericolo che sua figlia può correre. Documentari come questo andrebbero visti da molti se non da tutti. Riuscirebbero a ridefinire i parametri di consapevolezza esistenziale di ognuno di noi.