
14 marzo 2018
Sub-ita. Sono o non sono razzista?
Un viaggio attraverso il cinema nell'Italia dei nuovi cittadini
L'Italia sta tornando ad essere un paese da 60 milioni di abitanti. La presenza nel nostro paese di donne e uomini provenienti da paesi stranieri ha invertito la forma demografica e pone, ormai da diversi anni, nuove questioni di cittadinanza a cui purtroppo si risponde in maniera frammentaria e discontinua. Contemporaneamente l'Italia è diventato un paese razzista e pieno di insofferenza. E' possibile uscire da uno stato di convivenza forzata e arrivare a conoscere la cultura dei nuovi italiani? Come invertire questa tendenza? Come trasformare il nostro paese in un paese accogliente e multietnico?
Nella settimana della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale (21 Marzo), il cinema del carbone propone un cartone animato per i bambini - RICHARD - MISSIONE AFRICA, domenica 18 marzo alle 16:15, il cortometraggio vincitore del Premio MigrArti del Mibact - BABBO NATALE di Alessandro Valenti, mercoledì 21 marzo alle 19 - e un film per adulti - MILANO, VIA PADOVA, presentato in collegamento dai registi Antonio Rezza e Flavia Mastrella, venerdì 23 marzo alle 21:30 - per far luce sul tema della diversità e della sua percezione. Milano, via Padova verrà riproposto in due proiezioni, sabato 24 marzo alle 9 e alle 11 per gli studenti delle scuole.
Sub.ita è un progetto realizzato con il contributo del Comune di Mantova e realizzato grazie alla collaborazione tra Progetto Sprar Enea, Arci Mantova, Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni, il cinema del carbone e Teatro Magro. Tutte le proiezioni e gli eventi sono gratuiti.

13 marzo 2018
FAME di Abbruzzese e Milano inaugura CINEARTE 2018
Martedì 13 marzo alle 21:15 il regista Giacomo Abbruzzese presenta il documetario FAME: la storia del Festival omonimo, creato da Angelo Milano, che tra il 2008 e il 2012 ha reso la piccola cittadina pugliese di Grottaglie il centro del mondo per la streets art, frequentata da artisti del calibro di Blu, Momo, Conor Harrington, EricailCane, Escif e Vhils.
Fame è il primo appuntamento di Cinearte - Sguardi contemporanei, la più longeva rassegna del cinema del carbone, nata nel 2003 grazie alla collaborazione con l'Associazione degli Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani. L'edizione 2018 si sofferma suimovimenti artistici che hanno segnato e stanno segnando ancora la nostra storia, attraverso un'estetica che si fa grido, azione di protesta, scelta di rivoluzione.

08 marzo 2018
DIALOGHI DI TEATRO CONTEMPORANEO CON SCIMONE E SFRAMELI
Secondo appuntamento con i Dialoghi di teatro contemporaneo, l'appuntamento che porta a Mantova il meglio della drammaturgia italiana. Venerdì 9 marzo alle 21:15 il critico Nicola Arrigoni dialogherà con la Compagnia Scimone Sframeli in un incontro dal titolo L'ARTE DI DONARSI: i due attori Spiro Scimone e Francesco Sframeli riveleranno al pubblico dell'Oberdan i segreti del loro mestiere.
La Compagnia Scimone Sframeli nasce nel 1994 grazie alla collaborazione artistica tra Spiro Scimone e Francesco Sframeli. Nel 1994 i due attori mettono in scena l’opera prima Nunzio,scritta da Scimone (premio IDI "Autori Nuovi" e Medaglia d'oro IDI per la drammaturgia 1995), per la regia di Carlo Cecchi. Nel 1997 Scimone scrive Bar, interpretato insieme a Sframeli con la regia di Valerio Binasco (Premio UBU, come “Nuovo Autore” e “Nuovo Attore”). Nel 1999 i due attori interpretano La festa di Scimone (premio Candoni Arta terme per la nuova drammaturgia 1997) che, nel 2007, viene messa in scena dalla Comédie Francaise al Théâtre du Vieux-Colombier di Parigi e l’anno dopo viene inserita nel programma della Stagione Culturale della Presidenza Francese dell’Unione Europea. Nel 2003 la compagnia co-produce con il Festival d’Automne à Paris, il Kunsten Festival des Arts di Bruxelles, il Théâtre Garonne de Toulouse e le Orestiadi di Gibellina, lo spettacolo Il cortile di Scimone (Premio UBU 2004 “Nuovo testo italiano”), con la regia di Valerio Binasco. Nel 2009 i due attori interpretano lo spettacolo Pali (Premio Ubu 2009 “Nuovo testo italiano”) e nel 2012 debuttaGiù (Premio UBU 2012 “Miglior scenografia”), spettacoli entrambi scrittida Scimone, con la regia di Sframeli. Nel 2015 Scimone e Sframeli interpretano insieme a Gianluca Cesale e Giulia Weber lo spettacolo Amore (Premio UBU 2016 “Nuovo progetto drammaturgico “ e “Miglior scenografia”). Scimone e Sframeli hanno diretto e interpretato anche il film Due amici (tratto dall’opera teatrale Nunzio) vincitore del Leone d‘oro come “Miglior opera prima” alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2002.

01 marzo 2018
PIERRE BASTIEN - LIVE AL CINEMA DEL CARBONE
QUIET MOTORS
Musicista e compositore nato a Parigi nel 1953, Pierre Bastien è una figura non comune nel campo della sperimentazione sonora. Si ispira nella sua ricerca alla tradizione francese del Settecento - secolo in cui si iniziarono a realizzare automi capaci di riprodurre brevi melodie o di imitare il suono degli strumenti - e costruisce la sua prima “macchina musicale” nel 1977. Nella sua lunga carriera ha collaborato con numerose compagnie di danza, con il musicista Pascal Comelade, il video artista Pierrick Sorin, lo stilista Issey Miyake e il compositore britannico Robert Wyatt.
Dal 1987 Bastien si esibisce da solista con una sorta di orchestra dada i cui elementi sono apparati meccanici creati con pezzi del Meccano e motori di vecchi giradischi, in grado di rievocare il suono di strumenti tradizionali come il liuto cinese, il bendir marocchino, il saron giavanese, il koto giapponese e il sansa africano. Simile a un ensemble di sculture sonore in movimento, questa orchestra si è ampliata nel corso degli anni fino ad ottanta elementi. Nella sua ultima incarnazione, intitolata Silent Motors prima e da ultimo Quiet Motors, è arrivata a incorporare nei propri mirabili ingranaggi anche piccoli ventilatori, chiodi, sonagli e strisce di carta.
A rendere ancora più ipnotica la performance di Bastien contribuiscono le frasi di tromba che il francese suona dal vivo, adagiandole sui pattern ritmici creati dai suoi marchingegni, e le immagini dei meccanismi in azione proiettate su schermo, in un suggestivo gioco di ombre cinesi.
Venerdì 2 marzo alle 21:00, in collaborazione con Associazione 4'33", PIERRE BASTIEN porterà il suo spettacolo dal vivo al cinema del carbone.
Ingresso unico: 10 euro
Per info e prenotazioni: info@ilcinemadelcarbone.it 0376/369860

20 febbraio 2018
THE DISASTER ARTIST
Tommy Wiseau è certamente una delle figure più assurde e scriteriate approdate per sbaglio nel panorama cinematografico. Deciso a sfondare nel mondo dello spettacolo, pagando qualsiasi prezzo, Wiseau scrisse, diresse, produsse e interpretò un film intitolato The Room, uscito in due o tre sale di Los Angeles (pagate dal regista stesso) nel 2003. Il risultato? Un disastro. James Franco ci racconta la storia di questo pazzo personaggio, interpretandolo lui stesso e percorrendo la genesi di uno dei film più fischiati di sempre, così agghiacciante da essere diventato un cult, soprattutto negli States, aggiudicandosi l’appellativo di “Quarto potere dei film brutti”. La narrazione prende il via con l’incontro tra Wiseau e Greg Sestero, interpretato da Dave Franco, giovane aspirante attore con un faccino d’angelo. Un’amicizia nata durante i corsi di recitazione che entrambi frequentano con la speranza di diventare stars hollywoodiane: un sogno che sembra essere sul punto di realizzarsi quando i due si trasferiscono a Los Angeles. Contrariamente alle aspettative, riceveranno porte in faccia a tutti i provini, soprattutto Wiseau, deriso per il suo comportamento bizzarro e la parlata stramba, tanto quanto il suo look.
Sarà proprio il rifiuto di Hollywood a convincerlo a cimentarsi in una sua personale opera, sborsando 6 milioni di dollari per realizzarla, comprando l’attrezzatura e pagando un’improvvisata troupe. I misteri che avvolgono questo folle soggetto sono parte della curiosità che scaturisce da Wiseau, come afferma lo stesso Kevin Smith durante alcune testimonianze mostrate prima dei titoli di testa. Non si sa da dove provenga, non si capisce perché il suo conto in banca sia un pozzo senza fondo, non si conosce la sua età, né il suo vero nome. Franco non si erge a giudice, mostra i fatti senza darci una sua interpretazione, con ironia ma soffermandosi anche sui risvolti amari di un rapporto d’amicizia e sul dolore provato da una personalità difficile ed emarginata per questo.
The Disaster Artist è anche il titolo del libro su cui si basa la sceneggiatura del film. Si tratta di un romanzo scritto da Greg Sestero che ripercorre il rapporto con il non-regista e l’esperienza durante la lavorazione al film che avrebbe macchiato per sempre la sua carriera. Franco è formidabile nei panni di Wiseau, una performance che può essere apprezzata a pieno solo se si è visto The Room, perché non si tratta di una macchietta, ma di una reverenziale trasposizione del personaggio: dall’aspetto identico anche nei più piccoli dettagli, allo strano accento, forse dell’est, per non parlare della risata fastidiosissima. Un tributo che si conferma maniacale quando lo split screen finale mette a confronto le scene del vero The Room con quelle girate per The Disaster Artist. Probabilmente l’opera più riuscita, in mezzo all’altalenante percorso di Franco, forse anche grazie alla profonda empatia con il personaggio interpretato, che ha saputo infondergli la stessa passione. The Disaster Artist sa far ridere ma anche emozionare, mostrandoci lo stesso Wiseau in un cammeo dopo i titoli di coda: un outsider che, alla fine, ha conquistato Hollywood.
Giorgia De Carolis, Nocturno.it
Da giovedì 22 febbraio The disaster artist è al cinema del carbone nella doppia versione italiana e originale sottotitolata in italiano.

15 febbraio 2018
Ella & John
Presentato all'ultima mostra del cinema di Venezia, "Ella & John" è la prima opera girata da Paolo Virzì oltreoceano.
Dopo il fortunato "La pazza gioia", il regista livornese si è cimentato con un altro road movie, anche stavolta di coppia, che prende spunto dal libro "In viaggio contromano" di Michael Zadoorian. Il film racconta l'avventura di due anziani coniugi che partono sul vecchio camper di famiglia per vivere un'ultima vacanza insieme e riappropriarsi della propria indipendenza.
Oscillando con sapienza tra dramma e commedia e mettendo in scena i sentimenti in maniera struggente, Virzì è ancora una volta fedele alla propria poetica, fatta di attenzione all'introspezione umana e ironia pervasa di malinconia.

12 febbraio 2018
ARNAUD DESPLECHIN: scene di vita a Roubaix
Prende il via lunedì 12 febbraio la rassegna monografica Arnaud Desplechin: scene di vita a Roubaix, dedicata al regista francese e realizzata in collaborazione con il Circolo del Cinema Ėjzenštejn di Mantova.
Per sette lunedì, nel doppio appuntamento delle 18:00 e delle 21:00, ricostruiremo l'opera di uno degli autori d'oltralpe più premiati ma al contempo meno conosciuti in Italia: i primi tre film, a partire dal suo esordio nel lungometraggio La sentinelle, sono inediti nel nostro Paese e verranno proposti in edizione originale restaurata e sottotitolta in italiano.
A chi sottoscriverà l'abbonamento alla rassegna, verrà dato in omaggio il catalogo.
Per informazioni: 0376.69860 – info@ilcinemadelcarbone.it - www.ilcinemadelcarbone.it

09 febbraio 2018
La cittadinanza del corpo 2017
Sabato 10 febbraio alle 17 il regista Mario Piavoli e la danzatrice Giovanna Venturini presentano il documentario La cittadinanza del corpo 2017: la testimonianza audiovisiva del progetto coreografico ideato da Virgilio Sieni e ispirato ad una virtuosa sinergia tra i luoghi del corpo e quelli dell’arte. Il lavoro, iniziato nel 2016 e che ha coinvolto più di cento persone impegnate per diversi mesi in numerose sessioni di prove, è approdato alle performance finali tenutesi a Palazzo Te nel luglio del 2016 e 2017. L'evento è in collaborazione con Centro Internazionale d'Arte e di Cultura di Palazzo Te.

07 febbraio 2018
DIALOGHI DI TEATRO CONTEMPORANEO CON ERMANNA MONTANARI
Giovedì 8 febbraio alle 21:15 prende il via la quinta stagione di Dialoghi di teatro contemporaneo, la rassegna di conversazioni-spettacolo informale ed empatica, che ogni anno porta sul palco dell'Oberdan i migliori artisti della drammaturgia italiana ed europea. Nel primo appuntamento, il critico Nicola Arrigoni converserà con la co-fondatrice e co-direttrice artistica del Teatro delle Albe Ermanna Montanari.
L'autrice ed attrice presenterà al pubblico le sue Miniature campianesi, la raccolta di racconti in cui narra la sua infanzia nella campagna romagnola.
Per informazioni e prenotazioni:
il cinema del carbone - 0376.369860 – info@ilcinemadelcarbone.it –
www.ilcinemadelcarbone.it – facebook il cinema del carbone

02 febbraio 2018
Poesia senza fine
"La poesia operò un cambiamento fondamentale nel mio modo di agire. Smisi di vedere il mondo attraverso gli occhi di mio padre. Mi era consentito tentare di essere me stesso."
Alejandro Jodorowsky, La danza della realtà
Il periodo lontano dalla regia cinematografica non ha scalfito il Mito di Jodorowsky, che anzi lo ha ramificato e radicalizzato spargendolo tra mille attività, i fumetti la psicomagia e tutto il resto. Considerare il corpus dell’autore come un movimento unico, per quanto impossibile da definire in maniera univoca, ci sembra la chiave più coerente per affrontare un’opera come Poesia sin fin (secondo tassello del racconto autobiografico dopo il fortunato La danza de la realidad), esplosa ed eccentrica, legata probabilmente molto più alla galassia espansa Jodorowsky che semplicemente all’aspetto cinematografico (qui mai tirato apertamente in ballo tra le arti predilette dal “poeta Alejandro”, che sperimenta invece le assi del teatro e del circo).
In un’ottica simile, questa biografia per immagini in progress di fatto si pone come atto fondativo definitivo del culto di Jodorowsky, libro ufficiale di una vera e propria religione che sta cosi costituendo il proprio vangelo di aneddoti allegorici, leggende edificanti, dogmi inattaccabili. E’ un’operazione imponente in cui l’autore sta trasponendo tutti i piani della sua poetica creativa e tutti i mille rivoli del suo eclettismo, difficilmente assimilabile ad una esigenza seriamente narrativa quanto invece ad una chiara tradizione artistica.
Ogni sequenza finisce in questo modo non soltanto raddoppiata, come la frequente presenza in scena dell’Alejandro in carne e ossa al fianco del suo simulacro giovane e fittizio suggerisce apertamente, ma letteralmente moltiplicata per n, affollatissima di figure, movimento e fondali a vista, maschere, cartonati, nani, animali, amori e catastrofi, un procedimento a spirale che finisce per trasformare ogni verso cantato in un verso urlato.
Quanto urla infatti questa poesia senza fine, quanto rumore fa la memoria immaginaria di Jodorowsky, e i suoi ricordi ritoccati attraverso lo sguardo sempre vertiginoso di Christopher Doyle! Come nell’arte del racconto orale, ognuna di queste “storielle” potrebbe essere riraccontata, rivisitata all’infinito e risultare ogni volta diversa, arricchita di nuovi particolari e colori, inedita.
Jodorowsky mette in atto dunque una sorta di autoremix, rimasterizzazione di un intero immaginario/repertorio a cura dell’autore stesso, di cui è facile intravedere pericoli, dubbi e punti critici: e però l’afflato testamentario sembra passare anche attraverso una specie di propaganda d’artista proprio per fare i conti con i demoni del proprio passato, parlare con il se stesso da ragazzo e con la sua testa calda, in grado di combinare disastri con la ragazza del migliore amico e collega di versi, e soprattutto pronunciare all’ombra del padre quelle parole di confessione e perdono che Alejandro non è mai stato in grado di dirgli dal vivo, avendolo salutato prima di partire per la Francia con l’astio di un conflitto che appariva insanabile.
E’ vero allora, la poesia in prima persona di Jodorowsky è prima di tutto una danza estetica e compiaciuta della propria ostinata unicità, ma al contempo pulsa sottopelle di una sensibilità struggente, di una necessità prepotentemente intima e contagiosa.
Sergio Sozzo, sentieriselvaggi.it