
4 mosche di velluto grigio
di Dario Argento — Italia, Francia, 1971, 102'
con Michael Brandon, Mimsy Farmer, Jean-Pierre Marielle, Aldo Bufi Landi, Calisto Calisti, Marisa Fabbri, Oreste Lionello, Fabrizio Moroni, Corrado Olmi, Stefano Satta Flores, Costanza Spada, Francine Racette, Bud Spencer
proiezione in italiano
Roberto, un giovane musicista, viene pedinato per giorni da un uomo misterioso e una sera decide di affrontarlo, finendo con l’ucciderlo accidentalmente. Qualcuno ha però visto tutto e inizia a perseguitare Roberto con messaggi e fotografie. Le indagini al riguardo innescheranno una spirale di paranoia e ossessione dietro la quale si cela un agghiacciante segreto.
Onirico, spietato, ossessionato, istintivo: 4 Mosche Di Velluto Grigio torna per la prima volta nei cinema restaurato in 4K.
Il film che anticipa la forza visionaria di Profondo Rosso e Suspiria, con la colonna sonora di Ennio Morricone, è pronto per il grande schermo con i suoi momenti visionari e crudeli, ma anche con le sue componenti più grottesche e sentimentali.
A lungo considerato il “film perduto di Argento”, poiché scomparso dalla circolazione a causa di questioni di diritti fino all’inizio degli Anni Duemila, ancora oggi è uno spettacolo sfrenato di suggestioni.
Sul fondo di 4 Mosche giacciono inquietudine e senso di solitudine, mentre tutto intorno esplode anarchicamente tutto l’immaginario dell’Argento di quel tempo, anticipando e preparando il terreno per quello che sarà Profondo Rosso pochi anni dopo: un cinema poliedrico dove l’intreccio giallo e la più classica indagine costituiscono i punti d’unione tra espressioni e generi tanto diversi quanto intrecciati, apparente distanti ma consonanti.
Thriller, commedia, romance, fantascienza, musica, spunti autobiografici cuciti insieme: labirinto di immagini e suoni in cui perdersi, paure a cui abbandonarsi, sogni la cui impronta stilistica e tecnica ammalia come un dolce disagio anarchico per concezione e sperimentale per invenzioni e tecnica.
Perché Argento non è solo giallo, brivido, terrore. Argento è meccanica sregolata del sogno e dell’incubo, palcoscenico di tutte quelle paure semplici e pure che solo un artista libero e fuori dagli schemi può dipingere in modo immortale.
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