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Quir

di Nicola Bellucci — Svizzera, 2024, 106'
con Massimo Milani, Ernesto Tomasini
proiezione in italiano

A Palermo c’è un negozio diverso da tutti gli altri che si chiama Quir, un luogo d’amore che sfida ogni convenzione. I proprietari sono Massimo e Gino, insieme da quarantadue anni, forse la coppia queer più longeva d’Italia. Il loro piccolo negozio di pelletteria dove si accoglie, si confessa e si cura è diventato un importante punto d’incontro della locale scena LGBTQI+ che lotta per i propri diritti in una Sicilia ancora roccaforte della cultura patriarcale.

Risale al 31 ottobre 1980 uno spaventoso duplice delitto a carattere omofobo: a Giarre, sulla costa siciliana orientale, venne assassinata una coppia gay, Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola, che tutti in paese chiamavano i “ziti”, i fidanzati in dialetto siciliano. Fu un momento fondante del movimento omosessuale italiano, che diede il via alla costituzione di associazioni come l’Arcigay. Fra i suoi militanti storici in prima linea figura Massimo Milani, la cui vita è al centro del documentario Quir, di Nicola Bellucci, presentato nella sezione Officina Sicilia del 70° Taormina Film Festival, evento in collaborazione con il Sicilia Queer Filmfest. Massimo è una bella e solare signora che gira per strade e vicoli di Palermo con la sua bicicletta carica di fiori che spuntano dal cestino. Nonostante le fattezze femminili, con il suo prosperoso seno, Massimo si fa chiamare sempre con il suo nome di battesimo e si declina al maschile nelle conversazioni, risultando anticonformista anche nei confronti delle regole del politicamente corretto che oggi vanno di moda. Con il compagno di una vita, e da poco marito, il quale analogamente rifiuta la retorica dell’essere nati in un corpo sbagliato, gestisce un negozio di pelletteria nello storico mercato popolare di Ballarò, che è un punto d’incontro della comunità arcobaleno del capoluogo siciliano. Oltre ai coniugi gestori, Nicola Bellucci segue anche Charly Abbadessa, anziano protagonista della comunità gay americana di cui facevano parte tanti nomi importanti di Hollywood che lui frequentava, Vivian Bellina, una ragazza trans che si è trasferita in quel circondario palermitano, il teatrante e artista stravagante Ernesto Tomasini.

Basterebbe questo straordinario materiale umano a giustificare il film. Nicola Bellucci ha seguito questi personaggi per svariati anni, durante l’epoca del covid come testimoniato dalle mascherine che si vedono in varie scene. Risale a questo periodo il matrimonio tra Massimo e Gino, coronamento di una vita insieme e celebrato proprio a Giarre, luogo fortemente simbolico avendo rappresentato la madre di tutte le battaglie. Il privato è politico, sia per la location scelta, ma anche per la precisa terminologia, il fatto di chiamare matrimonio ciò che le leggi italiane definiscono come unione civile. Nel film ci sono alcune scene dai gay pride, con le orazioni satiriche di Massimo, ma complessivamente il regista non indugia sulla parte più espressamente politica. Per questo motivo non viene compresa un’altra narrazione chiave sulla storia dei movimenti gay siciliani, quella relativa alla figura di Nino Gennaro, poeta e autore teatrale, molto vicino a Massimo, morto di AIDS, che da Corleone si era trasferito a Palermo insieme alla sodale Maria De Carlo. Ma è la stessa vita di questa comunità di marginali, la loro esistenza serena che procede al di là di qualsiasi giudizio esterno, a diventare politica, militanza. Una militanza che diventa omnicomprensiva, dove le battaglie per i diritti delle persone gay sono assimilabili a quelle di tutte le minoranze o al contrasto alla mafia. L’altra storia toccante che il film racconta è quella delle cure affettuose che Ernesto Tommasini fa alla propria anziana madre negli ultimi tempi della sua vita, che culmina con il funerale alla presenza di tutto quel nucleo di amici stravaganti. Matrimonio e funerale, e le tombe, entrano nel film in quanto parte della vita.

Quir comprende il passaggio del tempo, il passaggio tra le generazioni. Centrale la figura di Charly, che vediamo anche nudo nel suo corpo ora impietosamente segnato dall’età. Per lui che era parte del mondo dorato hollywoodiano, della Hollywood Babilonia dove l’omosessualità era diffusissima ma si teneva segreta, come nei film di Douglas Sirk, un mondo luccicante dai colori technicolor. Nella vita dei personaggi che segue, Quir è anche un ritratto di Palermo, come sottolineato da tante panoramiche sulla città. Una città sospesa tra passato e futuro, ritratta nei suoi quartieri popolari, con i suoi storici mercati all’aperto come quello di Ballarò, dove si inserisce la comunità dei protagonisti. Una città che comprende tutto e il suo contrario, le donne velate in niqab, quel velo islamico più coprente che lascia solo una fessura per gli occhi, della comunità islamica così come i personaggi protagonisti. Quir è un film sulla bellezza umana dei suoi personaggi, costellato di momenti umoristici che mantengono l’opera in un tono leggero. Alcuni esempi: l’inquadratura di Vivian che ansima, come fosse impegnata in un rapporto sessuale, per poi scoprire che in realtà sta facendo esercizi con un peso alle gambe; il riferimento all’assonanza tra il nome di Rock Hudson e il termine “cazzo”; la battuta di Gino, quando scopre che Massimo si fa impiantare il seno: «Basta che non ti levi il resto».

Quinlan.it

Gaimpiero Raganelli