Alamar
di Pedro González-Rubio — Messico, 2009, 73'
con Jorge Machado, Roberta Palombini, Natan Machado Palombini, Nestór Marín
In un atollo dal mare incontaminato vive un vecchio pescatore. Si chiama Matraca ed esercita la pesca con metodi antichi nel Banco Chinchorro, un’estesa barriera corallina nei mari del Messico. Un giorno suo figlio Jorge lo raggiunge con Natan, il nipotino di 5 anni che vive in Italia con la mamma. Prima che il piccolo inizi ad andare a scuola, Jorge vuole fargli conoscere le sue origini e il luogo in cui vive. Giunti a Banco Chinchorro, Natan e Jorge accompagnano ogni giorno il nonno a pescare, scoprendo una profonda connessione con la natura, imparando a perlustrare l’affascinante mondo che si cela sotto la superficie marina. Quel che Natan imparerà in mare in questo viaggio ancestrale rimarrà con lui per sempre.
Da giovane ho viaggiato molto in Messico e nei Caraibi e di quei posti ricordo le strade sterrate circondate da una giungla fittissima e attraversate da granchi e iguana, e ricordo ancora tutte le sfumature dei pesci che nuotavano nell’acqua proprio al di sotto del molo.Sei anni prima di girare Alamar mi ero trasferito a Playa del Carmen, forse guidato dai miei ricordi d’infanzia. Molte cose erano cambiate, quello che un tempo era un villaggio di pescatori ora era divenuto l’epicentro della più veloce crescita urbana in Messico. Di fronte allo sviluppo di quest’area orientata al turismo, sono stato testimone della mancanza di consapevolezza ambientale, della distruzione di un’estesa barriera corallina per far posto alle navi da crociera, della costruzione di hotel di catena che devastano la costa, inquinando il mare con gli scarichi e minacciando l’intero ecosistema, condannando molte specie a un futuro segnato.Banco Chinchorro, il luogo dove principalmente si svolge il film, è stato dichiarato Riserva Naturale della Biosfera nel 1996 dall’UNESCO e si stanno facendo sforzi seri per farlo diventare Patrimonio dell’Umanità. È la casa di migliaia di specie diverse ed è la più grande barriera corallina nel nostro Paese. Attraverso una storia basata sulla relazione tra l’uomo e l’ambiente a Chinchorro, volevo restituire il mio amore per questa regione e l’ammirazione e il rispetto che nutro per le vite dei suoi pescatori.Non volevo avere un approccio distante e intellettuale, in questo film. Volevo raggiungere un’esperienza visiva che potesse suggerire empatia con i personaggi. Mentre conducevo le ricerche, stavo lavorando su una storia basata sulla relazione tra padre e figlio. Alamar è stato ispirato dalla semplicità dell’essere felici.Le attività quotidiane a Banco Chinchorro e l’interazione con Matraca, il vecchio pescatore, costituivano il perfetto tipo di esperienza perché Natan potesse apprendere una forma ancestrale di interazione uomo-natura. È un bambino che si muove tra i due mondi, quello di una vita semplice e sobria quando sta con il padre, quello di una società urbana quando è con la mamma. Non è che una realtà sia migliore dell’altra, sono semplicemente diverse e il bambino riesce ad essere se stesso in entrambe, libero da qualunque pregiudizio.Ho cercato di guardare dal punto di vista del bambino, per dar forma a un sentimento puro in ogni senso. L’ambiente abbracciava i personaggi in maniera naturale, come se gli appartenessero, senza tempo. Ma l’idea di impermanenza è presente nella realtà dei personaggi fin dal primo momento, e fino all’ultimo fotogramma. La scelta del padre è quella di tornare alle sue origini per insegnare a suo figlio i veri valori della vita.
Pedro González-Rubio
Martedì 20 giugno degustazione di ostriche in collaborazione con Condotta Slow Food.