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Alla mia piccola Sama

di Waad Al-Khateab, Edward Watts — Gran Bretagna, 2019, 100'

guarda il trailer

Waad è una studentessa universitaria quando, nel 2011, sull'onda delle primavere arabe, la gioventù di Aleppo insorge contro la dittatura di Bashar al-Assas e ne domanda a gran voce la fine. La repressione del regime però è spietata e dà luogo alla più sanguinosa guerra civile del nostro presente. Molti fuggono, ma Waad resta, a fianco dell'amico Hamza, che diventa in quegli anni suo marito e anche l'ultimo medico rimasto, nella zona ribelle, per curare centinaia di feriti al giorno, nei mesi atroci dell'assedio della città, nel 2016.

Alla mia piccola Sama è la videolettera che Waad al Kateab scrive alla loro bambina, nata sotto i missili russi e i barili bomba, per spiegarle perché i suoi genitori sono rimasti ad Aleppo e perché l'hanno tenuta con loro, a rischio della loro vita e della sua.

La guerra in Siria è stata copiosamente raccontata e documentata con ogni mezzo audiovisivo, cosa che rende ancora più terribile l'astensionismo del mondo occidentale dall'intervento in soccorso della popolazione, perché le immagini non hanno mai lasciato adito a dubbi e la tragedia si è consumata giornalmente sotto i nostri occhi, fino all'anestesia dell'assuefazione.
Eppure, in questo panorama, Alla mia piccola Sama è a suo modo un caso unico, probabilmente il film più potente che ci sia arrivato, sicuramente il più emblematico, per una pluralità di ragioni, sulle quali primeggia la posizione della videocamera di Waad al Kateab: al centro di un bersaglio annunciato.
Ma c'è di più, perché il film non si configura solo come un potenziale testamento privato e collettivo in fieri, ma anche come il racconto urgente e umanissimo di una crescita personale, accelerata dagli eventi, che trasforma una ragazza in una donna e madre, e una giovane filmaker in una giornalista coraggiosa e rispettata, una voce dalla primissima linea, tutto senza pregiudicare l'intimità del suo obiettivo, inteso nel duplice significato di mezzo e fine.
Al centro di ciò, e dell'immagine e del sentire dello spettatore, c'è la piccolissima Sama, cuore pulsante della rivoluzione, termometro di sopravvivenza, miracolo incastonato nell'orrore della tragedia nella tragedia: il genocidio dei bambini siriani. Della loro sofferenza, ma anche della loro resistenza, Sama è il simbolo toccante e universale.

Marianna Cappi, MyMovies.it

Costo del biglietto: 7,90 euro