Anna Karenina
di Joe Wright — UK, 2012, 130'
con Keira Knightley, Jude Law, Aaron Taylor-Johnson, Kelly Macdonald, Matthew Macfadyen, Emily Watson, Olivia Williams, Michelle Dockery
Un treno innevato corre verso Mosca e verso un destino tragico, quello di Anna, moglie di Karenin, un alto funzionario dello Zar. Aristocratica e piena di una bellezza vaga, Anna deve intercedere per il fratello, impenitente fedifrago, presso Dolly, la cognata determinata a non perdonare il suo ennesimo tradimento. Condiviso il viaggio con la contessa Vronsky, ne incrocia il figlio Aleksej, innamorandosene perdutamente. Perduto anche lui negli occhi di Anna, il giovane ufficiale trascura Kitty, sorella minore di Dolly candidamente infatuata di lui. Dentro un valzer infinito, le mani e i cuori di Anna e di Aleksej si intrecciano fatalmente, muovendo i loro destini e quelli di coloro che amano in direzioni ardite e sconvenienti per la società russa di fine Ottocento.
Che meraviglioso film e che dichiarazione d’amore per tutto ciò che fa spettacolo, primo il teatro. E così Joe Wright, autore di Orgoglio e pregiudizio ed Espiazione, lavorando sulla sceneggiatura tolstojana del grande Tom Stoppard, ne ricava un unicum che non perde nulla del romanticismo del romanzo, della sua struttura e tensione, ambientandolo in una sala teatrale ottocentesca che diventa di volta in volta ippodromo, stazione, ufficio, circo dei sentimenti. L’immaginazione al potere: Wright, seguendo il destino di Anna che s’immola al tradimento, ci regala una serie di invenzioni di cinema straordinarie, di grande coerenza fantastica, tali da comporre un dizionario della meraviglia. L’autore, memore dell’inconscio dello spettacolo (Strehler, Fellini, Nekrosius, Ronconi) gioca a ping pong tra reale e finto, tra il dolore e la sua rappresentazione, mitizzando la Recita che ciascuno fa di sé e finendo con l’immagine indimenticabile dell’erba che cresce nella platea, il Tempo ritrovato. Il cast sta al gioco, in continuo ricambio di emozioni e memorie con la Knightley che prende il posto della Garbo e altre divine, mentre Jude Law è il marito e l’elfo Aaron Taylor-Johnson impersona Vronskji, che bellissimo sorvola l’inconscio di una famiglia di San Pietroburgo. E mai come stavolta è giusto ricordare che ognuno è infelice a modo suo e che il cinema rimanda la fatica e la sofferenza di una società che deve ancora espiare il suo gelo morale, materiale et sociale.
Maurizio Porro, FilmTV