Blue my mind - Il segreto dei miei anni
di Lisa Brühlmann — Svizzera, Germania, 2017, 97'
con Luna Wedler, Zoë Pastelle Holthuizen, Regula Grauwiller, Georg Scharegg, Lou Haltinner, Yaël Meier
Mia, una ragazza di quindici anni, si trasferisce con la sua famiglia nella periferia di Zurigo. A partire da quel momento la vita della ragazza prende una direzione differente: cambia casa, amici, atteggiamento, abitudini, ma soprattutto si trova ad affrontare una trasformazione radicale che mette in discussione la sua intera esistenza. Il suo corpo sta inesorabilmente cambiando e, nonostante i tentativi di arrestare il processo, è presto costretta ad accettare il fatto che la natura è molto più potente di lei… Mia si sta trasformando nell’essere che è rimasto sopito dentro di lei per anni e che ora sta prendendo il sopravvento.
Con il patrocinio del Comune di Mantova.
È maledettamente interessante, Blue My Mind - Il segreto dei miei anni. Innovativo, perché interamente incentrato su una figura femminile descritta a tutto tondo, con la sua sete di ribellione e le sue scelte non convenzionali. Inquietante, come si addice a un film che mescola sapientemente fantasy, mystery e dramma adolescenziale. Intelligente, nel raccontare l'adolescenza come una grande metafora di trasformazione personale, durante la quale si cambiano letteralmente pelle, appetito, abitudini. Questo accade alla protagonista di Blue My Mind, un coming of age decisamente dark che ben sa raccontare le altalene emotive di una teenager alla scoperta di se stessa.
Usare il fantasy come strumento potente di metafora per far riflettere chi guarda eludendo ogni tentazione didascalica, ma anzi insistendo sul potere evocativo dell'immaginazione, è un'operazione che continua a rivelarsi cinematograficamente efficace. Specie - vale la pena accennarlo senza spoilerare troppo - per le creature acquatiche.
Guillermo del Toro con il suo La forma dell'acqua ha raccontato una fiaba di amore e integrazione, dove l'infatuazione per il diverso diventava lotta per farlo sopravvivere, per farlo "accettare", per salvarlo. Ali Abbasi in Border - Creature di confine lo usava per insistere sulla preziosità dell'essere differenti dagli altri, su come il valore anomalo in una società non siano mai le caratteristiche fisiche - per quanto inquietanti - quanto il rispetto delle regole di convivenza, su come il senso di comunità possa e debba esserci anche tra creature profondamente diverse.
Claudia Catalli, Mymovies
Arriviamo quindi a Blue My Mind, che narra l'iniziazione sessuale di un'adolescente e insieme il suo percorso di esplorazione. Approda in una scuola, conosce nuove persone, fa le sue prime esperienze. Un'avventura di ricerca costante di identità, ma anche di tentativo di comprensione del proprio corpo che reagisce in maniera insolita al menarca, che le impone stimoli nuovi e la espone a sensazioni mai provate prima. La deriva fantasy sul mondo acquatico impreziosisce tutto questo, riportandoci agli antipodi di film come Una sirena a Manhattan: qui il desiderio del ritorno all'universo marino è tutto inconscio e interiore, quasi un ritorno all'amnios materno, alla voglia di rispondere al quesito esistenziale di cui l'adolescenza si fa portavoce: "Chi sono veramente e da dove vengo".
A poco serve il distrarsi da sé, che la protagonista prova disperatamente attraverso alcol e droghe. Fare i conti con se stessi è qualcosa di ineludibile per qualunque creatura dell'universo, pare suggerire la regista svizzera Lisa Brühlmann, bravissima a dirigere un'eccezionale Luna Wedler, che a tratti ricorda Marine Vacth di Giovane e bella di Francois Ozon. Ma soprattutto a firmare un film di formazione di quelli imperdibili, che affascina, strega, inquieta e non permette a chi guarda di staccare gli occhi dallo schermo. Quasi fosse soggiogato dal canto della Sirena.
Mercoledì 19 giugno introducono il film Luciano Negrisoli e Alberto Romitti, psicanalisti della Società Psicoanalitica Italiana.