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Creature di Dio

di Saela Davis, Anna Rose Holmer — Irlanda, Gran Bretagna, 2022, 100'
con Emily Watson, Paul Mescal, Aisling Franciosi, Declan Conlon, Toni O'Rourke

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In uno sperduto villaggio di pescatori irlandese, una madre è combattuta tra l’istinto di proteggere il figlio e il proprio senso d’integrità. Una bugia raccontata per coprire il figlio da un’accusa infamante rischierà di mandare in frantumi la famiglia e il futuro della piccola comunità di cui fa parte.

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Il film viene proposto anche in versione originale sottotitolata in italiano, gli orari sono consultabili nella relativa scheda:
https://ilcinemadelcarbone.it/film/creature-di-dio-vo
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Creature di Dio (titolo beffardo) mette in scena una spirale verso l’oscurità, una calata negli abissi della morale che interroga l’amore materno, le regole del sangue, la fiducia nel prossimo, il senso della comunità, la veirtà. C’è una forte adesione al luogo, alle sue peculiarità e alle sue contraddizioni, espressa in modo preciso dalla sceneggiatura dell’esordiente Shane Crowley.

Che le registe Saela Davis e Anna Rose Holmer, al loro debutto in coppia nel lungometraggio (Holmer ha già all’attivo The Fits, premiato agli Independent Spirit Awards nel 2016), hanno trasposto collocando la storia su due piani: l’uno sociale, con il racconto di come le vittime di violenza sessuale vengono ignorate, derise, ostracizzate dalle loro comunità spesso patriarcali; e l’altro psicologico ed emotivo, sottolineando il rapporto tra il paesaggio, fisico e umano, e Aileen, chiamata a fare i conti con convinzioni radicate, epifanie traumatiche e istinti di sopravvivenza (magnifica Emily Watson, in gran duetto con il sempre mirabile Paul Mescal).

Non è solo la radiografia di una famiglia che, nel momento in cui si riunisce, va in frantumi per le conseguenze di un’accusa infamante, ma anche la rappresentazione di come un evento divergente si ripercuote sulla piccola collettività del villaggio. Un ruolo decisivo lo gioca la fotografia di Chayse Irvin, capace di intercettare la cupa e inquieta austerità del film.

Lorenzo Ciofani, Cinematografo