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Girl

di Lukas Dhont — Belgio, 2018, 105'
con Victor Polster, Arieh Worthalter, Oliver Bodart, Tijmen Govaerts, Katelijne Damen

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Film rivelazione dell’ultimo Festival di Cannes, con lunghe code alle proiezioni e ben quattro premi ottenuti, Girl  si candida a diventare uno dei casi cinematografici della stagione. Protagonista del film è Lara, adolescente con la passione della danza classica: insieme al padre e al fratellino si è trasferita in un’altra città per frequentare una prestigiosa scuola di balletto, a cui dedica tutta se stessa. Ma la sfida più grande è riuscire a fare i conti con il proprio corpo, perché Lara è nata ragazzo…

Un esordio sbalorditivo, tra Billy Elliot e Tomboy

Variety ★★★★★

Magnifico, una delle rivelazioni di Cannes 2018

Hollywood Reporter ★★★★★

Un film dalla incredibile carica emotiva
Première ★★★★★

Non ci sono parole per descrivere l’interpretazione di Victor Polster
The Upcoming ★★★★★

Un film stupefacente, da togliere il fiato
Sight & Sound ★★★★★

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Ma che incredibile meraviglia è questo Girl?  L’opera prima del belga Lukas Dhont è uno di quegli oggetti cinematografici delicatissimi, una teca di cristallo dentro la quale è racchiuso il racconto di una dolorosa, agognata e sognata trasformazione fisico/corporea di un transgender da ragazzo a ragazza. Sentiamo già scalpitare le ire frementi dei dissacratori: la solita storia da mondo LGBT. Ma anche se fosse, che male c’è? Solo a livello tematico il gap identitario di una vita adolescenziale fragile che non riesce a sentirsi viva e vera dentro ad un involucro corpo che non gli appartienevibra di un’umanità struggente e inaudita. Se poi il cinema sa costruirci attorno una magica visione dalla densità poetica in finta soggettiva, allora è difficile staccarsi anche solo per un minuto dal grande schermo.

In Girl l’autenticità da tranche de vie di inquadrature prolungate nel tempo frammentato del racconto, macchina a mano a ridosso dei corpi e del corpo di Lara (straordinario Victor Polster – già danzatore nella realtà – nell’interpretare questa doppiezza identitaria sfuggente), donano un’osmotica e paradossale sovrapposizione tra l’occhio della cinecamera e il sentimento della protagonista. Lara che si impegna con determinazione a diventare una ballerina classica, tra un plié e un enveloppé, su quelle punte ritta a saltellare senza mostrare agli insegnanti e far percepire al pubblico il peso di quel corpo maschile in divenire  femminile, è una missione visivo/percettiva che non ha eguali nel cinema recente. Dhont, dicevamo, vive addosso alla sua protagonista, cerca ulteriore verità nel reale con un suono in presa diretta che quando parla Lara è quasi un impercettibile bisbiglio, ulteriormente non inquadrabile tra le categorie di genere. Non ci sono dialoghi forzati in Girl, anzi. La tensione non è mai verso la percezione della parola, ma sempre orientata verso la direttrice dell’occhio di chi guarda.

Girl ha poi una palette di colori caldi che addolcisce la visione anche nei momenti più critici e tragici. Fermo restando che se c’è una qualità gentile e antispettacolare nel film è proprio questa pressoché totale mancanza di odio, astio, incredulità, attorno a Lara. Il conflitto per Lara è tutto interiore. E per questo estremamente travolgente e veritiero, istintivo e pulsionale. Attenzione però non date nulla per scontato. 

Il Fatto Quotidiano

L’anteprima mantovana di giovedì 27 settembre sarà introdotta da Diego Zampolli, presidente di Arcigay La Salamandra di Mantova.