I volti della via Francigena
di Fabio Dipinto — Italia, 2016, 51'
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Un film documentario sui luoghi e le persone che popolano un cammino: pellegrini, ospitalieri, traghettatori, volontari, storici e religiosi, un'umanità multiforme che attraversa il percorso. Tra le persone intervistate ci sono lo scrittore e psicoatleta Enrico Brizzi, lo storico Giovanni Caselli, il fondatore del Movimento Lento Alberto Conte, il rettore della Confraternita di San Giacomo di Compostela Paolo Caucci von Saucken, l'abate recentemente scomparso Joseph Roduit della millenaria abbazia di Saint-Maurice, e molti altri.
Pochi sanno che esiste un percorso capace di collegare Canterbury, Roma, Gerusalemme, Bari, Lucca, Colle del Gran San Bernardo, e tantissimi altri luoghi. E’ bene chiarire che questo percorso non prevede l’utilizzo di automobili o altri automezzi, ma solo ciò di cui la natura ci ha dotato. La Via Francigena durante il Medioevo univa le città citate e negli ultimi venti anni è stata riscoperta e ripopolata da pellegrini, sportivi, ospitalieri, turisti che compiono un viaggio spirituale, una sfida con se stessi o anche una visita all’interno della vera “ossatura” dell’Europa e, in particolar modo, dell’Italia.
Il giovane filmmaker Fabio Dipinto, affascinato dal concetto e dalla pratica del “cammino”, ha deciso così di sviluppare un documentario, I volti della Via Francigena, proprio su questo immenso cammino. Il documentario on the road mette in scena un misto di straordinari paesaggi e di intime e profonde emozioni di coloro (i volti) che insieme a lui francigena-2hanno intrapreso il viaggio di circa due mesi che li ha portati dal Colle del Gran San Bernardo fino a Roma.
Tra i “personaggi principali” del film, oltre ai volti e alla via millenaria, c’è dunque il viaggio intrapreso. In particolar modo colpisce la visione filosofica del cammino, capace di cambiare le persone, mettendole a confronto con loro stesse e, allo stesso tempo, con altri esseri umani con i quali si entra profondamente a contatto. Assieme a questi ultimi, si condividono i dolori della fatica e le gioie derivate dalle imponenti visioni che il reale e la natura, rurale e talvolta meravigliosamente selvaggia, sono capaci di creare.
Un lavoro duro, quello fatto dal regista torinese e che, riesce ad incuriosire, stimolare e, in alcuni tratti, scuotere l’animo ormai pacato e spesso vuoto dell’uomo-spettatore contemporaneo.
Antimo Prencipe, sentieriselvaggi.it
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