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Il giovane Karl Marx

di Raoul Peck — Francia, Germania, Belgio, 2017, 120'
con August Diehl, Stefan Konarske, Vicky Krieps

guarda il trailer

All’età di 26 anni, Karl Marx si mette insieme alla moglie Jenny sulla strada dell’esilio. Nel 1844 a Parigi conosce il giovane Friedrich Engels, figlio del proprietario di una fabbrica, che studiava gli inizi del proletariato inglese. Engels, una specie di dandy, dà a Marx il pezzo mancante del puzzle che ricompone la sua nuova visione del mondo. Insieme, tra censura e raid della polizia, rivolte e sollevamenti politici, presiederanno alla nascita del movimento operaio, che fino a quel momento era per lo più disorganizzato e improvvisato. Un movimento che, guidato, contro ogni aspettativa, da due giovani uomini di buona famiglia brillanti, insolenti e perspicaci, diventerà la più totale trasformazione teoretica e politica del mondo dal Rinascimento.

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Il film viene proposto anche in versione originale sottotitolata, gli orari sono consultabili nella relativa scheda:
https://ilcinemadelcarbone.it/film/il-giovane-karl-marx-versione-originale

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Karl Marx non è mai riuscito a diventare un personaggio cinematografico. La sua figura è sfuggita al grande schermo, perfino nella produzione dei paesi comunisti (gli annali registrano giusto un film sovietico del '66, e un film della Germania Est di due anni dopo, che lo accoppiava a una gang di bambini). Su di lui c'era l'ultimo progetto di Roberto Rossellini poco prima di morire, subito dopo Il Messia, e l'accoppiata delle due biografie fu vista come un ideale "compromesso storico" al cinema (si era nel '77). Poi, giusto qualche apparizioni in un paio di film televisivi, l'apparizione in effige nell'iconoclasta Sweet Movie (1974) di Dusan Makavejev, in cui una sua statua troneggiava su un battello, e certi sketch animati dei Monty Python.

Eppure la sua biografia è tutt'altro che noiosa, come ricorda nel centenario della nascita il film Il giovane Karl Marx diretto dall'haitiano Raoul Peck dopo il documentario su James Baldwin premiato con l'Oscar (I am not your Negro). Una biografia filmata rispettosa e partecipe; molto tradizionale e didattica, certo, con tutti i passaggi ben spiegati, ma pochi cedimenti didascalici, giusto all'inizio per spigare la situazione. Co-sceneggiatore, vale la pena ricordarlo, è Pascal Bonitzer, sceneggiatore (per Jacques Rivette e molti altri) e regista, ma soprattutto teorico e critico di primissimo piano sui "Cahiers du cinéma".

 Il Marx raccontato è quello del periodo 1844-1848, dall'incontro con Engels alla stesura del Manifesto, alla vigilia dei moti che sconvolgeranno l'Europa. In mezzo l'espulsione dalla Francia, le difficoltà economiche, i rapporti con Proudhon, le polemiche e la trasformazione della Lega dei Giusti. È un mondo cosmopolita, quello raccontato, in cui i personaggi fra loro parlano inglese, francese e tedesco.

Il film adempie nobilmente al suo scopo, con una regia funzionale (quando non tenta qualche azzardo stilistico, ma per fortuna sono pochi), ben interpretato (si rivede tra l'altro la rossa Vicky Krieps di Il filo nascosto nel ruolo di Jenny, la moglie di Marx), che fa capire con passabile chiarezza le posizioni interne a un dibattito appassionato, le tattiche e le strategie, gli errori e i limiti, aderendo chiaramente alle motivazioni dei personaggi ma senza scadere troppo nell'agiografia. Per motivi anche di costo, rimane un po' sullo sfondo la descrizione delle contraddizioni sociali da cui quei movimenti politici partivano, ma in compenso viene fuori un dato non secondario: l'idea di un Marx figlio del Romanticismo, personaggio ottocentesco calato nei moti profondi della sua epoca, a suo modo personaggio da romanzo, non solo analista e teorico, ma anche avventuriero visionario.

Emiliano Morreale, La Repubblica

Anteprima italiana mercoledì 4 aprile alle 21:15.