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Il respiro della foresta

di Jin Huaqing — Cina, 2021, 85'
proiezione in inglese, cinese con sottotitoli in italiano

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20.000 monache buddiste vivono in un monastero su un altopiano innevato in Tibet. Circondate da una natura aspra e isolate dal mondo esterno, queste donne ci offrono un assaggio della loro ricerca, attraverso la religione, sui grandi quesiti dell'esistenza. Lontane dalle loro famiglie, le monache danno tutte loro stesse per raggiungere uno stato divino, affidandosi al guru e le une alle altre. Con straordinaria intimità, la macchina da presa accompagna le donne che, durante i 100 giorni più freddi dell'anno, imparano a conoscere questioni fondamentali di vita e morte, sofferenza e guarigione, karma e conseguenze. Un'opera che unisce splendore visuale e spiritualità, "Dark Red Forest" è un'esplorazione della vita, quotidiana eppure misteriosa, di donne devote alla loro fede. Il film di Jin Huaqing è un'opera illuminante di fede e indagine filosofica, ambientata in un paesaggio proibitivo e meraviglioso.

Azioni rituali intrise di una rilevante fisicità devozionale ed impegno marziale e solenne, presente anche nella banalità dei momenti quotidiani. Dopotutto, il rigore della clausura e l’inflessibilità nell’osservanza della norma, sono inequivocabilmente il combustibile del tortuoso sentiero verso la salvezza. Un percorso ascetico, carico di difficoltà fisiche e concettuali, che servirà anche comprendere la più enigmatica delle nozioni buddiste: l’impermanenza, ovvero la transitorietà dei fenomeni.

Tutto è passeggero e mutabile, niente è eterno, così nell’intangibile che nel tangibile, e per questo occorre permanere e seguire il mutamento. Il cambiamento è l’unica costante. Nessuna è protagonista, lo sono tutte, in un racconto che favorisce l’esperienza comunitaria a scapito di quella prettamente individuale, privilegiando l’esplorazione introspettiva delle relazioni.

Uniformità formale che va a coincidere con quella corporea di donne che hanno rinunciato alle canoniche connotazioni femminili per uniformarsi ed indossare l’abito rosso, accettandone i doveri. L’approccio documentaristico è visibilmente osservativo e rinuncia al puro nozionismo, lasciando alle immagini la carica narrativa. Dettagliati primi piani si mescolano a dei scatti paesaggistici di grande respiro in un’alternanza comunicativa significante.

Miriam Raccosta, Cinematografo

Ingresso ridotto per i soci del Cai.