Jimi - all is by my side
di John Ridley — Gran Bretagna/Irlanda/USA, 2013, 118'
con André Benjamin, Hayley Atwell, Imogen Poots, Ruth Negga, Andrew Buckley
proiezione in inglese con sottotitoli in italiano
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Nel 1966 uno sconosciuto chitarrista chiamato Jimmy James lasciò la città di New York per andare a Londra. Dodici mesi dopo tornò negli Stati Uniti con il nome di Jimi Hendrix per calcare il palco del Monterey Pop e diventare uno dei più grandi chitarristi della Storia. Un anno denso di avvenimenti, dalla partenza per l'Inghilterra voluta da Chas Chandler (bassista degli Animals con la vocazione del manager) alle serate scatenate nei pub londinesi, dall'anonimato come turnista per Curtis Knight all'affermazione in terra britannica con la Jimi Hendrix Experience, tra donne che cercano di guidarlo, come Linda Keith, o che provano ad amarlo, come Kathy Etchingham, "la piccola furba rubacuori" di Foxy Lady.
"È un fatto di colori. Voglio che la gente veda la musica come la vedo io". E ancora: "Se avessi il potere, riempirei le strade di colori". Non era un'ossessione, quella di Jimi Hendrix, ma uno sguardo d'artista molto difficile da raccontare senza sprofondare nell'ovvietà. Jimi: all is by my side, il film di John Ridley presentato a Roma che ha aperto la decima edizione del Biografilm Festival di Bologna offre uno sguardo inedito su uno dei grandi innovatori della storia del rock. Con un formidabile André Benjamin (ovvero André 3000, la metà del duo hip hop Outkast, già visto sul grande schermo in "Four Brothers") nei panni di Jimi, Ridley (premio Oscar per l'adattamento di "12 anni schiavo") ha scelto di raccontare la bruciante e purtroppo breve volata del musicista di Seattle partendo dai suoi timidi esordi in non indimenticabili band di rhythm 'n' blues fino alla vigilia della sua trionfale apparizione al festival di Monterey nel 1967, quella della chitarra bruciata sul palco. Un anno vissuto a tappe forzate, segnato da incontri decisivi: prima quello con Linda Keith, all'epoca fidanzata di Keith Richards dei Rolling Stones, capace di scuoterlo dal suo pigro torpore esistenziale quasi privo di ambizioni. Poi quello con Chas Chandler, bassista degli Animals con la vocazione del manager, che lo strappò ai club semideserti di New York per portarlo a Londra, l'unico luogo che potesse realmente comprendere i suoi arcobaleni blues. Il tutto tra agitate session in studio, la nascita degli Experience con relative audizioni, incroci con star della swingin' London come Eric Clapton, Andrew Loog Oldham (all'epoca manager degli Stones), Paul McCartney e tanti altri. La fotografia di un'epoca vertiginosa, raccontata attraverso una storia forse meno conosciuta, fatta soprattutto di relazioni e di improvvise accelerazioni artistiche, che mostra anche i lati più oscuri e miserabili (soprattutto nei suoi controversi rapporti con le donne) dell'uomo che ha stravolto le regole della musica. Peccato però che gli eredi non hanno concesso i diritti dei brani di Hendrix e quindi il regista non ha potuto utilizzare le musiche originali.
Tiziana Lo Porto