La donna elettrica
di Benedikt Erlingsson — Islanda, Francia, Ucraina, 2018, 101'
con Halldóra Geirharðsdóttir, Jóhann Sigurðarson, Davíð Þór Jónsson, Magnu´s Trygvason Eliasen
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La protagonista, Halla, sembra una donna come le altre, ma dietro la routine di ogni giorno nasconde una vita segreta: armata di tutto punto compie spericolate azioni di sabotaggio contro le multinazionali che stanno devastando la sua terra, la splendida Islanda. Quando però una sua vecchia richiesta d’adozione va a buon fine e una bambina si affaccia a sorpresa nella sua vita, Halla dovrà affrontare la sua sfida più grande…
"Intenso, anticonformista, visivamente splendido"
Hollywood Reporter
★★★★★
"Un film che diverte mentre racconta delle verità scomode"
Village Voice★★★★★
"C’è qualcosa di più raro di un' appassionante commedia intelligente?"
Variety
★★★★★
Accolto con entusiasmo all’ultimo Festival di Cannes, LA DONNA ELETTRICA è una commedia travolgente e fuori dagli schemi, capace di unire emozione, impegno e divertimento. Un film che colpisce al cuore con un ritratto di donna memorabile e un omaggio al paesaggio islandese di struggente bellezza
La prima inquadratura è un’immagine sfocata di una punta metallica su uno sfondo di vegetazione. La punta è l’estremità
di una freccia e alla freccia è vincolato un filo sottile, a sua volta connesso a un robusto cavo d’acciaio.
A tendere l’arco c’è Halla (Halldora Geirharosdottir), volto accigliato e determinazione incrollabile: la freccia supera i cavi dell’alta tensione e si pianta lontana nel terreno. Tutto è pronto per il cortocircuito che metterà albuio mezza Islanda e soprattutto la vicina fabbrica siderurgica, che tanto interessa ai cinesi impegnati in un’espansione economica apparentemente inarrestabile.
È una sequenza che vale il film e che rimane in mente, per la capacità di tenersi in equilibrio tra realismo e romanzesco, tra evidenza e promesse narrative: La donna elettrica è una fiaba sociale dalla morale semplice e dallo sviluppo lineare. Halla
è un’ecoterrorista abile e strategica, che difende la terra dallo scempio tornando essa stessa alla terra, confondendosi con le zolle e vestendo addirittura la pelle di una pecora in decomposizione.
É proprio nella trasformazione verso l’animale, risolta in modo brillante, tanto che, anche comodamente
seduti in sala, non si può fare a meno di pensare a quanto maleodorante possa essere la situazione, che il film trova la sua ragion d’essere politica.
Il punto centrale del percorso proposto dal regista Benedikt Erlingsson è la connessione dell’uomo con la terra, il mezzo essenziale, e tutt’altro paradossale, per restare umani. E così, quando Halla ottiene l’adozione di una bambina ucraina, il film si preoccupa di trasformare l’impedimento militare in una risorsa indispensabile. La clandestinità si piega alle nuove esigenze, ma Halla conserva tutta la sua radicalità anche in ambito privato.
Un film anticonformista, ottimista ma, nonostante questo, tutt’altro che sciocco. Premiato al Festival di Cannes e con il premio Lux del Parlamento europeo.Colpita da questa figura di eroina dura e pura, Jodie Foster ha acquistato i diritti della pellicola e, in veste di regista e attrice, si appresta a realizzarne una versione americana che alla luce della presidenza Trump si prospetta quanto mai necessaria e benvenuta.