giovedì
22
dicembre
16:15
sabato
24
dicembre
20:45
lunedì
26
dicembre
16:30
mercoledì
28
dicembre
21:15
sabato
31
dicembre
20:45
martedì
03
gennaio
18:30
sabato
07
gennaio
16:30

La signora Harris va a Parigi

di Anthony Fabian — Gran Bretagna, 2022, 115'
con Lesley Manville, Isabelle Huppert, Lambert Wilson, Alba Baptista, Lucas Bravo

guarda il traileracquista il biglietto

Siamo nella Londra degli anni 1950, la fortuna non bussa spesso alla porta della protagonista, una signora delle pulizie che fatica ad arrivare a fine mese, specie da quando non ha più notizie di suo marito. Le clienti sono sempre più esigenti, si 'dimenticano' spesso di pagarla e lei tira avanti come può. Un giorno scopre nell'armadio di una di loro uno sfavillante abito di alta moda e se ne innamora. Non si innamora solo dell'abito, chiaramente, ma dell'idea stessa di poter essere finalmente vista, guardata, ammirata, considerata.

Non è la prima volta che il romanzo "La signora Harris" (1958) di Paul Gallico viene tradotto in audiovisivo: avvenne già con un film per la tv In volo per un sogno (1992), interpretato da Angela Lansbury. Questo La signora Harris va a Parigi, diretto da Anthony Fabian, si fa forte di un'accuratissima messa in scena all'altezza della sala e letteralmente da Oscar (production design di Luciana Arrighi, costumi di Jenny Beavan), per recuperare lo spirito di un racconto classico: le radici di un "feel good movie" da manuale sono incarnate da una protagonista che mette d'accordo tutti. Dolce quanto basta a non trasformare la sua decisione in arroganza, decisa quanto basta a non rendere la sua dolcezza una passività. Più che una donna, Ada è l'equilibrio incarnato, che non a caso unisce mondi agli antipodi, aprendo gli occhi a quasi tutte le persone che incontra, ed è in grado anche di svelare involontariamente i caratteri reali della gente, sotto la facciata. [...]

In realtà però c'è una chiave di lettura in più che impreziosisce il film, perché Ada è il simbolo di un cambiamento epocale nella cultura di massa: la rivendicazione di un benessere, di un tempo libero da dedicare al bello, da parte del proletariato, che nel film si vede scioperare per rivendicare i propri diritti. L'apparizione di Ada avvia la necessità della riproducibilità di un abito firmato, poco prima esclusiva "opera d'arte". È la concessione del bello al più ampio pubblico possibile: è il tema sorridente che regge La signora Harris va a Parigi. Si tratti di un viaggio a Parigi, di un abito di Dior o dell'invito di un marchese, non viene mai messo in dubbio nel film che la finestra su questa bellezza possa essere un'illusione. Il punto è che tutti abbiamo diritto a quell'illusione.

Domenico Misciagna, Comingsoon.it