La signora Harris va a Parigi
di Anthony Fabian — Gran Bretagna, 2022, 115'
con Lesley Manville, Isabelle Huppert, Lambert Wilson, Alba Baptista, Lucas Bravo
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Siamo nella Londra degli anni 1950, la fortuna non bussa spesso alla porta della protagonista, una signora delle pulizie che fatica ad arrivare a fine mese, specie da quando non ha più notizie di suo marito. Le clienti sono sempre più esigenti, si 'dimenticano' spesso di pagarla e lei tira avanti come può. Un giorno scopre nell'armadio di una di loro uno sfavillante abito di alta moda e se ne innamora. Non si innamora solo dell'abito, chiaramente, ma dell'idea stessa di poter essere finalmente vista, guardata, ammirata, considerata.
Non è la prima volta che il romanzo "La signora Harris" (1958) di Paul Gallico viene tradotto in audiovisivo: avvenne già con un film per la tv In volo per un sogno (1992), interpretato da Angela Lansbury. Questo La signora Harris va a Parigi, diretto da Anthony Fabian, si fa forte di un'accuratissima messa in scena all'altezza della sala e letteralmente da Oscar (production design di Luciana Arrighi, costumi di Jenny Beavan), per recuperare lo spirito di un racconto classico: le radici di un "feel good movie" da manuale sono incarnate da una protagonista che mette d'accordo tutti. Dolce quanto basta a non trasformare la sua decisione in arroganza, decisa quanto basta a non rendere la sua dolcezza una passività. Più che una donna, Ada è l'equilibrio incarnato, che non a caso unisce mondi agli antipodi, aprendo gli occhi a quasi tutte le persone che incontra, ed è in grado anche di svelare involontariamente i caratteri reali della gente, sotto la facciata. [...]
In realtà però c'è una chiave di lettura in più che impreziosisce il film, perché Ada è il simbolo di un cambiamento epocale nella cultura di massa: la rivendicazione di un benessere, di un tempo libero da dedicare al bello, da parte del proletariato, che nel film si vede scioperare per rivendicare i propri diritti. L'apparizione di Ada avvia la necessità della riproducibilità di un abito firmato, poco prima esclusiva "opera d'arte". È la concessione del bello al più ampio pubblico possibile: è il tema sorridente che regge La signora Harris va a Parigi. Si tratti di un viaggio a Parigi, di un abito di Dior o dell'invito di un marchese, non viene mai messo in dubbio nel film che la finestra su questa bellezza possa essere un'illusione. Il punto è che tutti abbiamo diritto a quell'illusione.
Domenico Misciagna, Comingsoon.it