La strada dei Samouni
di Stefano Savona — Italia, 2018, 128'
proiezione in arabo con sottotitoli in italiano
Da quando la piccola Amal è tornata nel suo quartiere, ricorda solo un grande albero che non c’è più. Un sicomoro su cui lei e i suoi fratelli si arrampicavano. Si ricorda di quando portava il caffè a suo padre nel frutteto. Dopo è arrivata la guerra. Amal e i suoi fratelli hanno perso tutto. Sono figli della famiglia Samouni, dei contadini che abitano alla periferia della città di Gaza. È passato un anno da quando hanno sepolto i loro morti. Ora devono ricominciare a guardare al futuro, ricostruendo le loro case, il loro quartiere, la loro memoria. Sul filo dei ricordi, immagini reali e racconto animato si alternano a disegnare un ritratto di famiglia prima, dopo e durante i tragici avvenimenti che hanno stravolto le loro vite in quel gennaio del 2009, quando, durante l’operazione ‘Piombo fuso’, vengono massacrati ventinove membri della famiglia.
La proiezione di domenica 28 ottobre alle 18.15 è organizzata in collaborazione con:
La strada dei Samouni è un film impellente e appassionato, ma girato con il distacco ideologico di cui è capace un documentarista esperto qual è Stefano Savona, archeologo e antropologo di formazione. Savona è ritornato sui luoghi in cui aveva girato il suo doc Piombo fuso, presentato al festival di Locarno nel 2009, come se avesse ancora da terminare una missione. E cioè raccontare per intera la storia della famiglia che aveva incontrato all’indomani di quella devastante campagna militare - chiamata appunto Piombo fuso - lanciata dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza tra dicembre 2008 e gennaio 2009, che aveva ucciso 29 membri della famiglia di agricoltori Samouni. Oltre al materiale già raccolto, il regista aveva però bisogno di rappresentare visivamente quei ricordi e lo ha fatto ricorrendo al racconto animato. Quello che infatti fa della Strada dei Samouni un documentario del tutto unico e innovativo sono le immagini d’animazione create da Simone Massi, uno degli animatori indipendenti italiani più conosciuti a livello internazionale. Chi ha partecipato alla Mostra di Venezia negli anni dal 2012 al 2016 ricorderà la sigla di 30 secondi che anticipava ogni proiezione, un tributo a Fellini, Angelopoulos, Wenders, Olmi, Tarkovskij. L’animazione di Massi è quella classica, a passo uno, niente computer, con disegni che sfruttano una tecnica fatta di pastelli a olio stesi su carta e poi graffiati con puntesecche e altri strumenti incisori. Ne risultano immagini dal ritmo sincopato, nervoso, dalle molecole instabili, che rendono con grande lirismo e tensione emotiva i momenti più drammatici de La strada dei Samouni: l’arrivo degli elicotteri d’assalto, i razzi che piovono sulle case, i rastrellamenti dei soldati. All’animazione è assegnato anche il compito di raffigurare i ricordi più dolci dei membri superstiti della famiglia e i momenti di pura allegoria, come il racconto da parte del capostipite Ateya della Sura del Corano chiamata l’Elefante.
Camillo De Marco, www.cineuropa.org
Premio Oeil d'or come miglior documentario alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes.