Le mille e una notte. Volume 2 - Desolato
di Miguel Gomes — Portogallo/Svizzera/Germania/Francia, 2015, 131'
con Crista Alfaiate, João Pedro Bénard, Margarida Carpinteiro, Chico Chapas, Carloto Cotta, Luísa Cruz
proiezione in portoghese con sottotitoli in italiano
Sherazade continua i suoi racconti. Nel Paese che ha dimenticato la felicità un giudice piange invece di pronunciare la sua sentenza. Un assassino si teletrasporta in un'altra dimensione per sfuggire ai poliziotti. Una vacca ferita, ricordandosi dell'esistenza di un ulivo millenario, decide di affidargli la sua tragica testimonianza. Gli inquilini di un casermone di periferia salvano dei pappagallini. All'improvviso appare un cane meraviglioso e pieno di allegria, identico a un altro che abitava lì tanto tempo prima.
Sheherazade continua a intrattenere il Sultano Shariyar raccontando storie: la prima di queste riguarda un criminale, Simão Senza Budella, che vive in clandestinità protetto dagli abitanti del luogo, nonostante sia un pluriomicida. In “Le lacrime di un giudice” un giudice conduce un surreale processo in cui sembra che tutti i testimoni siano coinvolti e correi. In “I proprietari di Dixie” un cagnolino porta compagnia e un po’ di calore nelle vite disperate degli abitanti di un condominio.
Guidato da una nota di malinconia dominante, ma senza cedere alla disperazione, O Desolado è l’episodio più a fuoco dei tre de Le mille e una notte secondo Miguel Gomes, quello in cui le linee guida dell’ardita operazione trovano la forma narrativa più compiuta. Se le avventure di Simão Senza Budella possono sembrare un divertissement fine a se stesso, il paradosso del “bastardo” amato dalla comunità è la chiave per introdurre il prosieguo dell’opera. Che proprio con Simão trova nella licenza, nella perlustrazione dei confini (auto)imposti della narrazione uno dei temi dominanti.
L’interrogazione sul linguaggio adottato, sul senso di una suddivisione tra cinema documentario e cinema di finzione e sull’utilizzo di questo o quello per raccontare il presente lascia spazio a un Gomes a briglia sciolta. Nel flusso di coscienza di Sheherazade - che in quest’episodio non compare mai - c’è spazio per un accenno di sexploitation (Simão); per il farsesco più surreale, con un processo che rimanda direttamente a quello a Richelieu dei Monty Python; per il realismo tragico stemperato dall’ironia, con il segmento di Dixie che sembra un adattamento lusiade del miglior Kaurismaki.
Dei tre volumi delle erratiche ma lucidissime notti arabo-portoghesi di Gomes l’episodio più slegato dalla cornice generale ma più godibile nella sua autonoma singolarità.
Emanuele Sacchi, mymovies.it