lunedì
04
giugno
21:15

Lino Sabattini

di Gianluca Migliarotti — Italia, 2010, 50'
proiezione in italiano

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La storia di Lino Sabattini – artigiano, argentiere e designer – è una storia di incontri e belle avventure professionali, ma anche di scontri e scelte solitarie. Una storia tutta riassunta in oggetti, libri, riviste, stampe, quadri – suoi e delle persone con cui ha lavorato o semplicemente ammirato e alle quali si è ispirato – che tratteggiano il racconto di mezzo secolo di artisti, designer, aziende illuminate. Il documentario ripercorre attraverso i suoi ricordi, con la spontaneità e l’immediatezza che lo contraddistinguono, il percorso professionale iniziato in una bottega per la lavorazione del metallo a Blevio sul lago di Como, durante la seconda guerra mondiale, dove scopre la sua passione per quel materiale. Divisa poi con il vetro e la ceramica. “La mia fortuna è stata quella di essere nato artigiano, avevo l’abilità del fare. Ho potuto interpretare le visioni di altri e realizzare le mie”, riassume così in poche parole il senso della sua vita.

Nato a Correggio nel 1925 è autodidatta, testardo e ambizioso. Trova dapprima nell’incontro con Rolando Hettner la ragione della creatività e dopo, in Gio Ponti, il suo maestro. Una lunga collaborazione e una grande amicizia iniziata negli anni Cinquanta. Il vassoio esagonale “Architettura”, le posate “Flèche”, il vaso “Stivale”… le maschere, sono tante le forme nate nella mente di Ponti e trasformate in oggetti grazie ai prototipi di Sabattini.

Il suo debutto personale è nel 1956, con il servizio “Como” presentato alla mostra di Parigi “Formes et idée d’Italie”. In quegli anni la vicinanza con Ponti crea il legame con il produttore francese di argenti Christofle, del cui Atelier di Milano è direttore artistico fino al 1963.

Per Cassina, con la consulenza di Filippo Alison, reinterpreta oggetti di Charles Rennie Mackintosh. È amico di Bruno Munari, per il quale prototipa le Sculture da Viaggio, studiandone la cerniera. E di Joe Colombo, per i cui allestimenti della zona ricreativa in Triennale, crea una zuccheriera.

Nel 1964 fonda a Bregnano una sua azienda omonima che imposta in modo innovativo: apre le porte a stagisti di tutto il mondo, che possono anche soggiornare lì, e mette a punto una speciale lavorazione del metallo. Una lega metallica lucida (70% rame e 30% zinco) che non perde mai di lucentezza, e va contro la tradizione dell’argento, democratizzandolo. E soprattutto propone una nuova “Arte in Tavola” che rompe con la tradizione e con il passato con oggetti di artigianato artistico di pregio a tiratura limitata, che rispondono alle richieste della funzione attraverso quelle della materia. Lavorazioni complesse che prevedono anche l’uso di semilavorati.

Le posate e gli oggetti eleganti e nobili – che portano il marchio Moser, Rosenthal, Superego, Zani… o sono nelle collezioni dei musei: teiera “Boule”, shaker “Windsor”… – sono i veri protagonisti del racconto. Si affacciano su una mensola, si fanno spazio su un tavolo o su una libreria, riempiono cassetti. Trasformano una parete. Testimoniano la loro esistenza in due stanze-laboratorio. L’insieme esprime un senso di misura ed esattezza formale e compositiva, un rigore essenziale e comunicativo e un gusto artigianale che caratterizza il linguaggio espressivo delle collezioni di Lino Sabattini, sempre alla ricerca del nuovo e del moderno. Insieme alle organiche “23 Figure”, che realizza alla fine degli anni Settanta, e ai fantasiosi personaggi, “I Crostacei”, degli anni Novanta. Sono oggetti che nel tempo gli hanno portato tre segnalazioni per l’assegnazione del Compasso d’Oro (1979, 1980, 1981) e tanti riconoscimenti e mostre, all’estero e in Italia. Ma di cui non ama parlare.

Fa da sfondo la casa di Bregnano, da lui progettata negli anni Sessanta in stile modernista, di fronte all’azienda ora non più sua. Lì c’è sempre la tavola apparecchiata, pronta ad accogliere chi va a trovarlo, ed è lì che lavora ancora, insieme agli inseparabili cani Giada e Silver. Forgia sculture, crea e decora vasi di ceramica continuando a immaginare forme e segni che interrogano il tempo.

Porzia Bergamasco, abitare.it