Mood Indigo - La schiuma dei giorni
di Michel Gondry — Francia, 2013, 125'
con Audrey Tautou, Romain Duris, Charlotte Le Bon, Gad Elmaleh, Omar Sy, Jamel Debbouze, Vincent Lindon, Jean-Pierre Darroussin
Colin (Romain Duris), un ricco parigino, s’innamora di Chloe (Audrey Tatou), una ragazza dalla delicata bellezza.. I due presto convolano a nozze, ma durante la luna di miele la ragazza contrae una malattia tanto grave quanto poetica. Una ninfea inizia a crescerle nei polmoni e l’unica terapia possibile è quella di circondare costantemente la paziente con fiori freschi. Il marito darà fondo a tutte le sue risorse, economiche e umane, nel disperato tentativo di salvare la bellissima moglie.
E’ certamente il film francese più atteso dell’anno Mood Indigo - La schiuma dei giorni. Perché segna di fatto il ritorno di Michel Gondry dopo il disorientante esperimento hollywoodiano The Green Hornete . Ma anche e soprattutto perché tratto dal popolare romanzo di Boris Vian del 1947 - da noi arriverà solo nel ’65 - che Oltralpe è un vero e proprio culto, usato anche come lettura fondamentale di narrativa nelle scuole, alla stregua degli scritti di Cesare Pavese o Italo Calvino nel nostro paese. Un romanzo da molti considerato ‘infilmabile’.
La forza del racconto sta nell’atmosfera fiabesca e onirica che circonda la vicenda, coadiuvata da una parziale a-temporalità che permetteva a Vian di descrivere una Parigi ‘alternativa’, riconducibile agli anni ’40 ma non esattamente ai ‘nostri’ anni ’40, come se si trattasse di una dimensione parallela.Gondry resta fedele a questo intento, ma lo fa proprio. La metropoli del film è idealizzata, ma non è quella del romanzo: affascinanti elementi scenografici retro-futuristi si mescolano ad altri più facilmente databili, anni ’60 e ’70 soprattutto. Tutto ciò si sposa perfettamente con lo stile visivo del regista, a oggi l’unico autore che può permettersi, restando credibile, di usare l’animazione ‘a passo uno’ in contesti e situazioni in cui chiunque altro avrebbe utilizzato la computer graphic.
La prima parte della pellicola è una giostra per gli occhi e una gioia per il cuore, in linea con gli stati d’animo in cui si trovano i personaggi. Man mano che la trama procede e si inerpica in territori drammatici, le immagini si desaturano, le architetture diventano spettrali. Siamo dalle parti di Brazil di Terry Gilliam, volendo azzardare un paragone. Da Utopia a Distopia, non diremo se con o senza ritorno.Gli amanti irriducibili del romanzo troveranno sicuramente dei difetti e delle mancanze nella trasposizione filmica, decisamente non facile, di tutti gli arabeschi linguistici e metaforici di cui è infarcito il libro La schiuma dei giorni. Dal canto nostro, non riusciamo a immaginare un’altra soluzione possibile: Gondry usa con credibilità tecniche vecchio stile (in particolare la stop-motion) e architetture retro-futuriste, ancorando al contempo saldamente la storia al presente. Sembrano tornate le visioni di Se mi lasci ti cancello e L’arte del sogno, con un messaggio se possibile ancor più struggente, che fa male al cuore e, al contempo, lo risveglia.
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