Pentcho
di Stefano Cattini — Italia/UK, 2018, 80'
proiezione in inglese, ceco, slovacco con sottotitoli in italiano
Il 18 maggio 1940 il Pentcho, un vecchio rimorchiatore, lascia il porto di Bratislava sul Danubio. A bordo vi sono 520 ebrei - cechi, slovacchi, polacchi - intenzionati a discendere il fiume fino a Sulina, sul Mar Nero, dove hanno appuntamento con una nave più grande che li farà proseguire verso la Palestina. La nave deve attraversare numerose frontiere e viene ripetutamente bloccata e sequestrata. Ogni volta, miracolosamente, i passeggeri trovano il modo di ripartire. Quando finalmente il Pentcho arriva a Sulina, sono trascorsi oltre cinque mesi e la nave che li deve trasportare in salvo non c'è più. Il capitano decide coraggiosamente di continuare la navigazione finché il motore, inadatto al mare, si sfascia e la nave si arena su un'isola deserta. Dopo dieci giorni i naufraghi sono soccorsi da una nave militare italiana. L'Italia è però in guerra al fianco della Germania. Per i naufraghi sarà la salvezza o l'inizio di una nuova odissea?
Pentcho’ è un film sulla Shoah, ma non sullo sterminio. Narra del campo di internamento calabrese di Ferramonti, ma non di morte. Si tratta di uno dei pochi esempi positivi in cui l’uomo – in questo caso la Marina Militare italiana – ha disobbedito agli ordini per nascondere e salvare. Parla di viaggio, “di perseveranza” e di perpetrazione della vita nonostante tutto; di esistenze cambiate irreversibilmente, di sopravvissuti che hanno insegnato ai propri figli umiltà, caparbietà e fede semplicemente nella vita. Il regista racconta per immagini un’avventura quasi impossibile. Con le testimonianze dei superstiti o dei loro figli, spesso per anni inconsapevoli della vicenda divenuta impenetrabile tabù, riesce a far immaginare il viaggio di una nave persa negli abissi, ripercorrendone l’itinerario: da Bratislava, lungo il Danubio, al Mar Nero e attraverso lo stretto dei Dardanelli fino all’Egeo.
Il film ci fa salire sul Pentcho, focalizzando l’obiettivo sui ‘buoni’ piuttosto che sui ‘cattivi’, facendoci entrare in empatia con loro. Mettendoci al fianco di chi fugge, racconta la Shoah da un’angolatura nuova e imprevista, senza commento né retorica, con una lucida ricostruzione ed esposizione dei fatti.
Miglior documentario italiano al Festival dei Popoli 2018. Presenta il film in sala il regista Stefano Cattini. Ingresso 5 euro.