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Piccola patria

di Alessandro Rossetto — Italia , 2013, 110'
con Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Lucia Mascino, Diego Ribon, Mirko Artuso, Nicoletta Maragno, Mateo Çili, Giulio Brogi, Stefano Scandaletti, Valerio Mazzuccato

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Italia, Nordest. Lucia e la sua migliore amica Renata sono due ragazze che vivono in un paesino di provincia e che hanno come principale desiderio quello di acquisire denaro per poter partire. Lavorano sottopagate come cameriere in un grande albergo. Luisa ha un ragazzo, l'albanese Bilal, che utilizza a sua insaputa per ricattare sessualmente Menon, grande amico del padre di Luisa, Carnielo. L'amicizia dai tratti xenofobi tra i due uomini e il ricatto sconnesso delle due ragazze porterà a pericolose conseguenze...

Per fare una patria ci vuole un territorio, un confine che dica che dentro ci siamo noi e fuori gli altri. Ci vogliono anche una lingua e una storia. Territorio e confine sono essenziali. La lingua conta, la storia anche, l'identità la si può inventare. Oggi sembra che quel che conta di più è il confine. È l'individuazione e la difesa del confine del “noi”: noi che siamo dentro contro gli altri che abbiamo lasciato fuori. Che pensavamo sarebbero restati fuori. Il cerchio più grande del noi è quello, bello, che comprende tutti gli esseri viventi e la loro terra. Negli ultimi decenni, invece, vanno forte cerchi molto più ristretti. Noi italiani è già troppo grande. Meglio noi padani. Meglio ancora noi veneti. (...) Il Nord-Est è stato un mito fatto di industriosità e di ricchezza facile; poi si è sminuito in capannoni dappertutto, in strade su strade (meno quelle giuste), in rotonde dopo rotonde, alberghi vuoti vicino a discariche, zone industriali senza industrie. (..) E ancora sesso facile e sgradevole; e ancora una cattiveria rugginosa che corrode ogni legame; e ancora quello che doveva essere il sicuro confine del cerchio del noi si è corroso, sono entrati in troppi, cinesi, marocchini, albanesi; e ancora gli adolescenti si sono messi a 'educarsi' da soli, sulla falsariga (molto falsa) di quello che orecchiavano dai grandi. Ne è venuta fuori una minuscola frammentazione personale e familiare che ha ridotto la piccola patria a un accumulo caotico di tante piccolissime non-patrie molecolari e stentate che non hanno nessun orizzonte. Questo, lo sfacelo che il film mette, più che in racconto, in una successione di momenti squilibrati, di frammenti che illustrano il disastro. Due ragazze adolescenti, amori clandestini, odio per gli altri venuti da lontano, riprese aeree sopra una terra irriconoscibile, cori di disperata constatazione del naufragio. E tanta di quella rabbia. Film sbigottito davanti a una piccola patria abortita e stravolta che ha strangolato i suoi abitanti.

Bruno Fornara

Venerdì 2 maggio (ore 21.15) presenta il film il regista Alessandro Rossetto.