venerdì
19
maggio
23:00

Théo et Hugo Dans le Même Bateau

di Olivier Ducastel, Jacques Martineau — Francia, V.M. 18 anni, 2016, 90'
con François Nambot, Geoffrey Couet
proiezione in francese con sottotitoli in italiano

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Una notte come tante in una Parigi segreta, ‘sotterranea'. Un locale notturno dove i tanti corpi si prendono e si lasciano, si possiedono senza freni, inibizioni o riserve.  Un fiume di rapporti vissuti senza sentimenti, o complicazioni, nella solo gratificazione dello slancio carnale. Eppure, quando lo sguardo di Théo incontrerà quello di Hugo si consumeranno i momenti di un attimo speciale, unico, irripetibile. L'inizio di qualcosa. Un intenso rapporto sessuale sarà infatti l'ora X di una nottata votata all'amore ("stiamo facendo del bene all'umanità") e segnata dalla paura, quella di aver (forse) contratto una malattia indelebile, di quelle che non ti abbandonano più e diventano compagne sterili della vita.

Presentato nella sezione Panorama alla Berlinale 2016 e vincitore del Teddy Award (premio cinematografico internazionale per film con tematiche LGBT, presentato da una giuria indipendente come premio ufficiale del Festival di Berlino), Théo e Hugo dans le même bateau dei registi Olivier Ducastel e Jacques Martineau (compagni di lavoro e di vita) è un film poetico e viscerale che sfrutta l'estrema esplicitezza dell'incontro sessuale (venti minuti di orgia omosessuale ripresi con totale immersione e senza alcun tabù) per proiettare lo spettatore al centro di una dimensione reale, partecipata, del coinvolgimento sentimentale narrato. La scansione temporale di 97 minuti attraverso cui la passione dei primi istanti muta lentamente e dolorosamente in palpito sentimentale. Tra le strade deserte di una Parigi notturna, illuminata a intermittenza solo dai lampioni e dai semafori, i due registi francesi disegnano la geometria lineare, composta di uno scatto amoroso capace da subito di far fronte alle difficoltà, di resistere alle intemperie. La delicatezza e la lievità con cui l'opera scritta e diretta a quattro mani da Ducastel e Martineau fanno affiorare in superficie il tremolio emotivo dei due ottimi protagonisti (Geoffrey Couët e François Nambot) è d'impatto, ed estremamente funzionale al racconto. I tempi e gli spazi sono qui sottratti a tutto il resto per essere colmati solo dalla cronologia (scadenzata dalle indicazioni orarie sovrimpresse sulle immagini) di quest'incontro fortuito e insperato. In bici o a piedi, per le strade o sulla metro, tutto il resto sfila via lasciando a fuoco solo gli sguardi che si rincorrono e il timbro emotivo della nascita di un amore. Because the night belongs to lovers, Because the night belongs to us.

Elena Pedoto, everyeye.it