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Tom à la ferme

di Xavier Dolan — Canada, Francia, 2013, 105'
con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu, Manuel Tadros
proiezione in francese con sottotitoli in italiano

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Tom, giovane pubblicitario, moderno e urbano, parte per la campagna per assistere ai funerali del suo amante morto in un incidente stradale. E 'in una fattoria isolata che incontra per la prima volta la madre del defunto. Lei non ha idea di chi sia o di cosa abbia visuto con suo figlio. Tom scopre allora tutta una realtà inventata dal suo amante: quella di un uomo innamorato di una donna che si chiama Ellen. Per salvaguardare l'onorabilità della famiglia e per non spezzare il cuore della madre, il fratello maggiore del defunto costringe Tom, con le minacce e le botte, a partecipare alla finzione.

Xavier Dolan è così, ci trascina nelle sue sinusoidi sentimentali, facendoci gioire e disperare, non solo per come sa descrivere la vibrante potenza dell’amore, di qualunque natura  esso sia, ma portandoci spesso negli abissi dell’altra faccia della medaglia, fatta di quel pregiudizio in grado di distruggere le vite delle persone più di ogni altro affronto. Un pregiudizio che se in Laurence Anyways appariva quasi comprensibile, dato lo spontaneo sconvolgimento che una persona in preda ad un cambiamento dell’identità sessuale può provocare nelle persone più vicine, in Tom à la ferme assume i contorni dell’inaccettabile follia, resa ancora più feroce e cupa dal fatto che l’oggetto di tanto amore e dolore non c’è più. [...]

Tom à la ferme contrappone il concetto di realtà a quello di finzione, mostrando come ciò che davvero è reale si discosti spesso dalla tangibilità. La fattoria in cui Tom rimane intrappolato, prigioniero del delirante controllo di Francis, diviene simbolo di un ritorno allo stato brado capace di portare a galla le emozioni più recondite e primordiali, compresa quella paura che vede nella negazione la sua unica via di fuga. Un ambiente che si fa oggettivazione del razionale, in cui la violenta bellezza della nascita di un vitello o il labirinto formato da un campo di mais si rivelano tuttavia anche mezzo ideale per nascondersi, innanzitutto da quelle parti di sé così difficili da conciliare all’interno di una società che impone regole senza nemmeno riflettere sul loro senso. Ma la realtà, astrazione tanto vicina quanto a volte così lontana dalla verità, si trova spesso in ciò che non si può toccare, lavorare, manipolare, celata negli spazi più intimi di un’interiorità che per essere espressa ha però bisogno di essere legittimata.

Virginia Campione, cinematografo.it